Togati in ferie, lavoro per il Quirinale

Redazione

Il Csm sfida il governo sulle vacanze dei giudici, Nazareni avvertiti. Con 5 voti a favore e uno contrario, la settima commissione dell’organo di autogoverno della magistratura ha deciso di fare un bel frontale con il governo di Matteo Renzi, ripristinando manu togata i quarantacinque giorni assegnati ai giudici.

C’è già parecchio lavoro per il prossimo presidente della Repubblica, a giudicare anche dalla recentissima intemerata del Csm che sarà chiamato a presiedere per dettato costituzionale. Con 5 voti a favore e uno contrario, la settima commissione dell’organo di autogoverno della magistratura ha deciso di fare un bel frontale con il governo di Matteo Renzi, ripristinando manu togata i quarantacinque giorni di ferie assegnati ai giudici, e sforbiciati per decreto dall’esecutivo che li aveva portati a trenta. Motivo (o meglio pretesto): il provvedimento con cui il governo ha voluto tagliare le ferie dei magistrati sarebbe stato scritto male, visto che la norma introdotta per ridurre le vacanze è stata aggiunta alla precedente senza prima abrogare esplicitamente la vecchia disciplina. Non proprio de minimis, se si tiene conto che già l’Anm, energicamente (eufemismo) spalleggiata dai gazzettieri delle procure, aveva strepitato in lungo e in largo contro il presunto attentato alle prerogative, se non addirittura al buon funzionamento del potere giudiziario.

 

Il documento del Csm verrà discusso dal plenum nella seduta fissata per il quattro febbraio prossimo. Per quella data il Parlamento dovrebbe avere eletto il nuovo capo dello stato, e sarebbe increscioso il contrario. Dunque la sfida del Csm giunge in questa vacanza di potere presidenziale, nella quale i partiti sono troppo presi dalla concitata trattativa per individuare (e realisticamente far votare) la figura che succederà a Giorgio Napolitano. Certo non si può chiedere a Pietro Grasso, in qualità di supplente, di assumere una posizione al riguardo: con una simile iniziativa esonderebbe dal recinto delle sue funzioni temporanee. Oltretutto è verosimile che il presidente del Senato si senta parte del grande gioco quirinalizio e non trovi conveniente farsi notare. C’è però chi ha interesse a porre la questione sotto il cono di luce mediatico-politico, e sono tutti coloro che auspicano per il Quirinale una continuità con il temperamento equanime e nient’affatto corrivo mostrato da Napolitano nei confronti dei magistrati d’ogni ordine e grado. La battaglia delle ferie è più simbolica che altro, d’accordo, ma i simboli contano: è bene tenerne conto anche fra Nazareni, mentre si cerca un accordo che accontenti tutti.

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