La locandina di uno spettacolo del comico Guillaume Meurice

A Canal Plus, tempio del #JeSuisCharlie, non va in onda una satira legata alle vignette

Mauro Zanon

Guillaume Meurice è un comico engagé e ideologicamente schierato, molto mediatizzato e molto apprezzato dal beau monde parigino. Dal lunedì al venerdì, officia su France Inter, dove è uno degli umoristi di punta, e il suo attuale one-man-show, “Que demande le peuple?”, sta riscuotendo un successo da sballo.

Parigi. Guillaume Meurice è un comico engagé e ideologicamente schierato, molto mediatizzato e molto apprezzato dal beau monde parigino. Dal lunedì al venerdì, officia su France Inter, dove è uno degli umoristi di punta, e il suo attuale one-man-show, “Que demande le peuple?”, sta riscuotendo un successo da sballo ai botteghini di tutta la Francia. Meurice non è propriamente quello che si può definire un “réac”. Ha da sempre forti simpatie per il Partito socialista, e anche un po’ più a gauche, odia Sarkozy e la Sarkozia, e di Marine Le Pen e i frontisti pensa le peggio cose. Ma martedì, dalla rete faro del goscismo a tinte chic, ossia Canal Plus, dove da pochissimo cura una rubrica umoristica all’interno della trasmissione “La Nouvelle Edition”, è stato censurato. Ma come, una rete di sinistra che censura un comico di sinistra, è mai possibile? Canal Plus, in realtà, è molto più che il quartier generale della sinistra glamour, è “ontologicamente”, per dirla con Eric Zemmour, “la rete dei bobo”, ed è soprattutto la rete che in questi giorni, di gran lunga più delle altre, ci ha soffocato con la retorica dei “je suis Charlie” lava-coscienze e degli appelli al rassemblement in nome della libertà d’espressione. Martedì, la tanto decantata libertà d’espressione è però venuta meno, perché nella Francia del trionfo del politicamente corretto, la prima regola è “toccatemi tutto ma non l’islam”. Meurice, nel suo billet d’humeur di martedì, mai andato in onda, aveva deciso di mostrare davanti alle telecamere una vignetta di Charb – il direttore di Charlie Hebdo, Stéphane Charbonnier, morto la scorsa settimana durante l’attentato terroristico alla sede del giornale satirico – nella quale si vedono due gambe pelose e un fondoschiena in primo piano con a fianco la domanda: “E il culo di Maometto abbiamo il diritto?”. La vignetta era stata pubblicata il 9 novembre del 2011, in riferimento ai processi intentati contro Charlie Hebdo nel 2007, per aver ripubblicato le caricature di Maometto apparse inizialmente sul giornale danese Jyllands-Posten. Accordato a suo tempo, il diritto di mostrare la suddetta vignetta di Charb in diretta televisiva è stato invece negato da Canal Plus, che ha giustificato quella che è a tutti gli effetti una censura adducendo “ragioni di sicurezza”.

 

Meurice, sulla sua pagina Facebook, ha subito denunciato la giustificazione farlocca della rete privata francese: “Oggi per ‘ragioni di sicurezza’ mi hanno interdetto di mostrare una vignetta di Charb su Canal Plus ne ‘La Nouvelle Edition’. Oggi ‘per essere stato preso per il culo’ non interverrò su Canal Plus ne ‘La Nouvelle Edition’”. Qualche ora dopo la velenosa pubblicazione del comico francese, che ha scatenato polemiche a non finire nei media e nei social network, la direzione di Canal Plus ha risposto su Twitter con un comunicato firmato, con coraggio da vendere, “Charlie+”: “Canal+ difende da sempre la libertà d’espressione e continuerà a diffondere delle caricature, senza cedere alla provocazione”. Contattata dal sito Puremédias, la direzione di Canal Plus ha cercato di spiegarsi meglio, rivedendo tuttavia la versione iniziale delle ragioni che hanno portato a silenziare Meurice: “La decisione di pubblicare o no una vignetta in un determinato momento e in un determinato contesto è legata a una scelta editoriale presa in una situazione specifica, sempre considerando il fatto che la libertà d’espressione non presuppone di cedere a ogni forma di provocazione”. “Scelta editoriale”, quindi. Altro che “ragioni di sicurezza”. Chi si sarebbe sentito “provocato” dalla vignetta incriminata, Canal Plus, come era ovvio, lo omette bellamente.

 

[**Video_box_2**]Dov’è allora il tanto sbandierato “esprit Canal”, sinonimo di libertà d’espressione, spirito irriverente, dissacrazione e causticità, soprattutto a così poca distanza dalla manifestazione dell’11 gennaio, il giorno in cui la Repubblica s’è rifondata? Fa un certo effetto, la censura di Canal Plus, se si pensa che a condurre “La Nouvelle Edition” c’è uno dei volti televisivi più amati dai paladini del multiculturalismo, Ali Baddou, francese di origini marocchine e di confessione musulmana (soprannominato dall’ex presidente della Repubblica François Mitterrand “Sarrasin”, Saraceno, quando era il compagno di sua figlia, quella nascosta, Mazarine Pingeot, dal 1992 al 1998). Colui che la scorsa settimana, sulla rete “che da sempre difende la libertà d’espressione”, aveva commentato così l’uscita dell’ultimo libro di Michel Houellebecq, “Soumission”: “Questo libro mi ha fatto vomitare, lo dico in maniera franca, perché mi sono sentito insultato. Siamo nel 2015 e l’anno inizia in questo modo, ossia con l’islamofobia, insediata e diluita nel libro di un grande scrittore francese. E’ un libro che, a mio avviso, abitua al razzismo antimusulmano”. A quanto pare, a farlo vomitare, è stata anche la vignetta di Charb.

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