Matteo Renzi e Maurizio Landini (foto LaPresse)

Wie es geschehen ist

Berlusconi, Renzi, indietro tutta

Mario Sechi

Ieri il Cav., oggi il premier. Il ritorno del pregiudizio. Così Landini si è centrifugato. Prima o poi doveva tornare, a Renziadi aperte, il giudizio con il pre davanti, l’accusa di essere fango per opposizione al superiore idealizzato.

Indietro tutta. Prima o poi doveva tornare, a Renziadi aperte, il giudizio con il pre davanti, l’accusa di essere fango per opposizione al superiore idealizzato, lo schiaffo all’essere antropologicamente inferiore e moralmente deteriore. Quel che è stato riservato a Berlusconi e ai suoi elettori, ora è materia da spalmare in faccia a Matteo Renzi, lui, il fellone che non ha “il consenso delle persone oneste”. E’ venerdì 21 novembre, la frase entra nel mio taccuino mentre l’autore cerca di smentirla e rettificarla. Ci prova, Landini, a versare l’ammorbidente nella sua lavatrice. Ma il barattolone di Coccolino non gli basta, c’è un video di Sky che consegna la sua frase al giudizio dei contemporanei e dei posteri. Centrifugato.

 

E’ il picco sismografico di una settimana in surplace, pedali fermi, ruote fisse, attesa dello scatto improvviso di qualcuno. In verità Renzi è in volata da molti mesi e solo il Cav. ha capito che è bene stare sulla scia, sebbene a distanza. Dentro il Pd (vedere alla voce Bersani) c’è chi vede un tandem targato patto del Nazareno, ma un colpo di spazzola di Maria Elena Boschi sabato 15 novembre mette la piega nel verso giusto: “Avere trovato un accordo con Forza Italia ci ha consentito di avere la riforma costituzionale approvata al Senato e la legge elettorale alla Camera”. Con quei voti le leggi passano, senza diventa tutto più difficile e poi “non ci facciamo fermare da nessuno”. Renzi è al G20 in Australia e domenica 16 novembre abbraccia un koala e scocca una freccia: “E’ finito il tempo in cui bastava una manifestazione per mettere in crisi un governo”. Zac. Niente da fare, la freccia s’infrange sulla corazza dell’Italia degli onesti, testuggine infrangibile di una “sinistra che non è un ferrovecchio”, dice Livia Turco in lacrime di fronte alle telecamere di “L’aria che tira” su La7 (lunedì 17 novembre). Perbacco, eppure Renzi l’aveva detto dall’Australia: “Basta con il piagnisteo”. Non c’è niente da fare, se non comandano, quelli dell’Italia degli onesti, borbottano, strillano, piangono, sfilano e scioperano, rigorosamente sotto il ponte. Le parole sono pietre, ma se le tirano loro, sono piume incipriate. Roberto Alesse, il Garante degli scioperi, lunedì 17 novembre intervistato dall’agenzia Agi sente tirare un ventaccio sinistro: “Da tempo denuncio un clima di eccessiva tensione nel paese”. Not my fucking problem potrebbe dire qualcuno, ma in realtà è Nomfup, l’alias di Filippo Sensi su Twitter che emerge dal Moleskine. Renzi ha sbagliato a scrivere Sydney su Twitter e confessa “Nomfup mi ha sgamato subito”. Spensierata gioventù. E gufi in libertà. Stefano Fassina martedì 18 novembre mette le penne avanti e dichiara: “Verrò identificato ancora una volta come gufo, ma avremo un 2015 di stagnazione e di aumento di disoccupazione, con i lavoratori in condizioni peggiori di oggi”. E’ intelligente, Fassina, mai ottimista però. E i pessimisti alla fine perdono le guerre. E’ in corso quella dell’Italicum, il teatro delle operazioni è accidentato, le imboscate dietro ogni albero, cespuglio, rametto della foresta parlamentare. Anna Finocchiaro nella sua relazione sulla legge elettorale mette in guardia tutti: “La previsione di un’elevata soglia di sbarramento per l’accesso al riparto dei seggi potrebbe presentare non poche criticità”. Vedremo.

 

[**Video_box_2**]Intanto c’è la legge di stabilità da sistemare e Renzi incontra il ministro dell’Economia Padoan a Palazzo Chigi. Due ore piene, è mercoledì 19 novembre e là fuori piove da pazzi. Renzi si augura la rottamazione delle regioni e il salvataggio degli alluvionati, poi si ricorda di Noè e dell’Arca, ma l’Italia degli onesti se ne infischia del bastimento del Nazareno, non teme la tempesta, galleggia su un gommone inaffondabile. Salvini va al sud, la Camusso va in piazza. Lega e Cgil dicono la stessa cosa, il mondo va alla rovescia e Renzi se ne accorge: “Salvini e Camusso sono facce della stessa medaglia, li rispetto, fanno il loro lavoro, ma loro sono i leader della protesta, mentre io devo governare”. E’ giovedì 20 novembre, la vibrante protesta non si placa, l’Italia degli onesti avanza, la Camusso danza, Squinzi dice che lui “è più che onesto”. Rileggo gli appunti sul Moleskine, sto per chiudere il pezzo, Landini non si trattiene, ancora: “Renzi sta trasformando il lavoro in schiavitù”. E’ l’ultimo slogan dell’Italia indietro tutta.