Matteo Renzi (foto LaPresse)

Quirinale, scontri, patti, variante. E' meglio Renzi al volante

Mario Sechi

E’ una settimana politica da mani sul volante e attenti che c’è una variante tra qualche chilometro. Renato Schifani sente che qualcosa sta cambiando e avverte: “Non ci staremo alla politica dei due forni”.

Volante e variante. Renzi si mette alla guida sabato 8 novembre 2014 per testare la strada che conduce alla Variante di Valico in Emilia Romagna. E’ una settimana politica da mani sul volante e attenti che c’è una variante tra qualche chilometro. Renato Schifani sente che qualcosa sta cambiando e avverte: “Non ci staremo alla politica dei due forni”. Sono le 11 e 45, il forno renziano acceso è quello della legge elettorale, ma la bombola del gas è pronta anche per la riforma del lavoro. Renzi entrando nel tunnel dice che “l’Italia può uscire dal tunnel” e mentre il dibattito nel traforo prende quota, l’automobile di Matteo Salvini a mezzogiorno sgomma da via Erbosa a Bologna dove l’accoglienza dei centri sociali è con la clava. Storie di periferia. Tra Barberino e Roncobilaccio s’inserisce il capo della divisione panzer renziana, Maria Elena Boschi: “Il patto del Nazareno riguarda le riforme, non il Colle”.

 

E’ domenica (9 novembre), Repubblica ri-pubblica il prossimo addio di Napolitano e il patto per tutti i commentatori dei giornaloni scricchiola, ma sul mio taccuino resta stampata una sola parola: “Tiene”. Alle 13 e 59 arriva la nota del Quirinale che conferma l’avvenuta ri-pubblicazione: “Sono temi noti da tempo”. Alle 14 e 27 interviene la Boldrinova di Montecitorio: “Il paese è pronto per avere un presidente della Repubblica donna”. Autocandidatura. E’ lunedì (10 novembre), i grillini vanno in procura per chiedere un’indagine sul Patto del Nazareno (“cospirazione”, roba grossa), mentre Renzi fa un inutile vertice di maggioranza. Brunettiadi a parte, tutti aspettano la mossa del Cav. Orfini invoca Berlusconi: “Il patto salta se lui tergiversa”. Cicchitto invoca Renzi: “Il premier parli alla maggioranza”. La realtà è che devono ancora parlarsi loro, Silvio e Matteo. Berlusconi martedì (11 novembre) riunisce l’ufficio di presidenza, cura l’iperacidità gastrica dei malpancisti con il Maalox della critica alla politica economica del governo e ottiene il mandato per cercare la “governabilità” e “con Raffaele Fitto abbiamo ritrovato l’unità”. Cribbio. La strada dell’incontro con Renzi è spianata. Delusione nelle redazioni dei giornaloni. Renzi sale in Vespa e a Porta a Porta chiosa: “Il problema non è Berlusconi ma i suoi, i Brunetta”. Tutti a nanna.

 

[**Video_box_2**]Il risveglio è al Quirinale che riceve gli organizzatori di Expo 2015 e avverte: “L’Italia ha il record mondiale del cambiamento dei governi. Lo cederei volentieri agli altri”. Avvisati i naviganti, la barca va come deve andare. Continua il cabaret dei grillini che invitano Napolitano e Mancino alla visione del film della Guzzanti, mentre alle 17 l’auto di Berlusconi entra nel cortile di Palazzo Chigi. Un’ora e mezza dopo non c’è ancora l’accordo sulla legge elettorale ma il patto è solido. La faccenda si sbriga in aula, com’era logico, viste le parti in commedia. Renzi va alla direzione del Pd e alle 22 e 05 scartavetra la realtà in faccia ai mugugnatori: “Non ho bisogno del mandato della direzione per trattare”. Nessuna variante, sempre al volante. E’ giovedì (13 novembre) e Diego Della Valle continua a levarsi sassolini dalle Tod’s: “Bisogna votare il prima possibile perché fare altri due anni così significa uccidere il Paese”. Tra l’incudine dello sbarramento elettorale e il martello della trattativa per il Jobs Act, c’è il Nuovo centrodestra di Alfano e i suoi fratelli. Maurizio Sacconi (ore 16 e 46) chiede un nuovo vertice di maggioranza, Renzi dice niet. Sacconi ci riprova alle 17 e 22 e a quel punto entra in scena il boccolo d’acciaio, Maria Elena Boschi: “Non sono necessari vertici”. Nessuna variante. Neanche in Forza Italia, lo assicura Berlusconi con una nota venerdì mattina (14 novembre) mentre Fitto dice “non sono interessato a organigrammi di partito” e Brunetta scrive direttamente a Juncker e Katainen una nota sulla legge di stabilità. Chiudo il taccuino, guardo le previsioni meteo e il traffico. Centro paralizzato. Disordini in varie città. Lo chiamano “sciopero sociale”. Nessuna variante. Meglio Renzi al volante.