Paola Taverna contestata dai residenti di Tor Sapienza (foto LaPresse)

Te ne devi anna', te ne devi anna'

Redazione

Chi di antipolitica colpisce, di antipolitica perisce. Il caso di Paola Taverna, senatrice 5 Stelle.

A Paola Taverna, senatrice a Cinque Stelle, non è andata giù la contestazione di piazza a Tor Sapienza, periferia romana dove la stornellista del M5s è stata allontanata da un gruppo di manifestanti esasperati al grido di “Te ne devi annà, te ne devi annà”. “Nun volemo la politica”, ha gridato un ragazzo, ed è stata questa la cosa che ha fatto “più male” alla senatrice, come ha detto poi Taverna al Fatto, con pathos direttamente proporzionale allo sconcerto di ritrovarsi colpita da una indigeribile (per lei) legge del contrappasso: politica a me?, ha detto infatti al colmo dello sconforto da popolana rifiutata dal popolo, paladina della “democrazia dal basso” assalita dalla realtà di una periferia che non vuole la politica, ma nemmeno l’antipolitica.

 

Si stanno accorgendo, i “cittadini” a Cinque Stelle blindati in Parlamento dalla Casaleggio&Associati, che nessun proclama sceso dal blog può proteggerli dalla croce e delizia di chi entri nei Palazzi: il confronto con l’elettore e con i colleghi di altri partiti (la “politica”, appunto). E si pensavano immuni dal malcontento grossier da loro stessi aizzato sul web, i Cinque Stelle che adesso, come fa Taverna, dicono: forse abbiamo sbagliato “a entrare nelle istituzioni, dovevamo fare la rivoluzione”. Proprio il “vaffa” antipolitico aveva contribuito al successo del M5s nel 2013 (anche a Tor Sapienza, quartiere d’origine della Taverna), ma il successivo ingresso in Parlamento, non sostenuto da una minima visione “politica”, ha fatto sì che il movimento di Grillo implodesse nell’opera di manutenzione della propria purezza. Facile, adesso, dare la colpa “al sistema” che, dicono i Cinque Stelle, “è riuscito ad omologarci”.

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