Daniela Santanchè (foto LaPresse)

Cazzetti personali, meschini: invettiva di Daniela contro i centrifughi

Salvatore Merlo

Giù le mani dai nazareni. La pasionaria di Forza Italia la dice tutta sul dissenso interno, e la mette giù dura

Roma. “I cazzetti personali, in Parlamento, sono una malattia infettiva a largo raggio”. La metafora rende l’idea. Ma non sarà che Luciano Violante e Donato Bruno sono inadeguati all’incarico di giudici costituzionali? “Io non credo che i candidati siano inadeguati. Piuttosto è chi dovrebbe votarli che è inadeguato a questa responsabilità”. E insomma Daniela Santanchè descrive così lo spettacolo di salti, piegamenti, contorsioni, smorfie, tradimenti, giravolte e semi convulsioni che ieri a Montecitorio ha portato alla quattordicesima mancata elezione dei due giudici costituzionali di nomina parlamentare.

 

“Il libertinaggio politico è meno appariscente, anche se in questi casi più funesto di quello sessuale”, ironizza. “Quello sui giudici non è un voto di coscienza. Ma ci vogliono prendere per i fondelli? Mi sento sorda e grigia di fronte a tanta generosità creativa. Io ho disubbidito nel voto sull’abolizione del reato di clandestinità, è vero. Ma quella era politica. Accidenti se lo era. Invece questa dei giudici costituzionali è tutta un’altra storia”. Cazzetti personali, diceva lei prima. “Eccerto”. In Forza Italia. “E nel Pd”. Molto in Forza Italia però: contro Renzi, il Renzusconi, il patto del Nazareno. “Macché Renzusconi. E’ un legittimo accordo tra maggioranza e opposizione, pura fisiologia in un paese normale. Cosa che ancora non siamo. E’ un patto limpido, che prevede le riforme costituzionali. Quelle che a noi furono negate col referendum promosso dalla sinistra. Tutta musica alle orecchie di un vero berlusconiano”.

 

Musica. Ma a tanti in Forza Italia la musica di Renzi non piace. Dicono che gli fate i regali. “Non voglio più sentire che sono regali a Renzi. Sono regali ai nostri elettori”. Eppure… Renato Brunetta non parla, ma spumeggia, trabocca, si effonde e si diffonde contro Renzi. Anche Augusto Minzolini e Raffaele Fitto sono così pieni di buona volontà antinazarena che saltellano da un’intervista all’altra come tordi sulle siepi. E infine c’è pure Daniele Capezzone. E’ così onnipresente che sembra lui stesso un salottino ambulante. “Io capisco tutto, capisco Fitto, capisco Capezzone, capisco la loro richiesta legittima di primarie, di democrazia e di una nuova organizzazione interna al partito. Ma se per ottenere questo vogliono negare l’appoggio a Renzi allora dico che è un suicidio. Un suicidio di fronte agli elettori. La nostra gente, tra i ruoli nel partito e la riforma della giustizia, cosa creda che preferisca?”. Me lo dica lei. “La giustizia”. “E tra le primarie in Forza Italia e l’abolizione dell’articolo 18?”. Indovino: l’articolo diciotto? “Esatto”.

 

[**Video_box_2**]Allora torniamo ai cazzetti personali. “Meschinerie. Qui c’è in ballo qualcosa di più grande delle rivendicazioni di ciascuno. Una sfida storica”. Addirittura storica. “Una sfida che è nelle mani di Renzi e di Berlusconi. Se infatti Renzi tiene duro e fa il socialdemocratico, allora è possibile che dal compromesso tra lui e noi liberali venga fuori qualcosa di nuovo e di grande”. Sicura che Renzi sia socialdemocratico? “I socialdemocratici sono dei socialisti disposti al compromesso. E i liberali, come Berlusconi, sono invece degli anarchici disposti al compromesso. Adesso in Italia questi due insiemi si possono incontrare. La loro intersezione crea un’area comune. Ed è lì che si deve lavorare. Tutto il resto sono piccoli giochi d’equilibrio da arrivisti, stupide astuzie”. Molti parlamentari di Forza Italia si agitano, e forse non votano i giudici costituzionali perché sanno, hanno la certezza, che non saranno ricandidati da Berlusconi. “Non voglio pensare che il livello sia così basso. Capisco che ragionamenti di questo genere facciano parte del professionismo della politica. D’altra parte perdere il lavoro a cinquant’anni è un bel problema… Ma guardi che se non funziona questo accordo con Renzi le cose si mettono male in Italia. I più pessimisti temono che il nostro prestigio nel mondo, già sul parzialmente scremato, si riduca a pura acquetta anche per via di questi giochi grotteschi. Il patto tra Renzi e Berlusconi regge tutto. Qui non si scherza più. C’è in ballo anche l’economia. Bisogna indossare la maglia della Nazionale”. La maglia dei Nazareni. Però l’Italia va a scatafascio (o si salva) anche senza Violante alla Consulta. “Se regge il patto del Nazareno ne usciamo. Facciamo le riforme. Quello dei giudici è un passaggio. Ma se si fanno trabocchetti, agguati, giochi nell’ombra, allora butta male. E io mi sono un po’ rotta le scatole. E poi, mi scusi, ma una persona per bene ci mette la faccia, non vota a scrutinio segreto per farsi meglio i cazzetti suoi”. Capito?

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.