Il premier Matteo Renzi con Angela Merkel e François Hollande al vertice Nato in Galles (Foto AP)

Ucraina e separatisti siglano la tregua. Italia nella coalizione contro lo Stato islamico

Redazione

Cessate il fuoco dalle 18. Tra gli Alleati della Nato intanto restano le divisioni sulle sanzioni alla Russia. La Gran Bretagna pronta a schierare 3.500 soldati nell'est Europa. Renzi raccoglie l'appello di Kerry contro i jihadisti in Iraq.

Il governo di Kiev e i separatisti filo russi hanno siglato a Minsk, in Bielorussia, l'accordo per il cessate il fuoco. La tregua, come confermato dal presidente ucraino Petro Poroshenko, inizia oggi alle 18. L'intesa arriva nel giorno in cui si è concluso il vertice Nato a Newport, in Galles, dove i paesi membri stanno ora vagliando il piano d'azione per affrontare la crisi ucraina e quella irachena. Rispetto alla prima, gli Alleati intendono aspettare se la tregua sarà effettivamente rispettata, prima di inasprire le sanzioni. Dopo l'annuncio del cessate il fuoco, il leader dell'autoproclamata Repubblica del popolo di Lugansk, Igor Plotnitsky, ha però avvertito che questo "non significa la fine della nostra politica per l'indipendenza dall'Ucraina".

 

Sulla questione delle sanzioni, l'Alleanza è rimasta divisa tra la posizione statunitense, intenzionata a procedere con le misure restrittive contro il Cremlino, e quella europea. I rappresentanti dell'Ue hanno infatti chiesto di verificare gli effetti del cessate il fuoco prima di dare il via libera, consci che sanzioni ulteriori possano penalizzare anche il mercato europeo. I paesi occidentali restano generalmente scettici di fronte all'intesa che il governo di Kiev andrà a sottoscrivere oggi. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha quindi ribadito oggi che le sanzioni contro Mosca potrebbero essere sospese se il cessate il fuco sarà effettivo e duraturo. La Gran Bretagna ha già dichiarato di essere pronta a contribuire con un contingente di 3.500 soldati alla "forza di reazione rapida" Nato acquartierata in Polonia. Si tratta della cosiddetta "punta di lancio" dell'Alleanza che garantirà il sostegno necessario sia ai paesi baltici (Lettonia, Estonia e Lituania) sia alla Polonia nel caso di aggressioni russe. Le forze della Nato hanno la capacità per rispondere alle minacce "ovunque nel mondo in 2-5 giorni", anche al di fuori del teatro europeo, come ha ricordato lo stesso premier britannico David Cameron, sottolineando come l'Alleanza fondata nel 1949 contro la minaccia sovietica possa dimostrare che l'art. 5 del patto atlantico (un'aggressione contro uno solo dei membri vincola tutti gli altri a reagire in sua difesa) "sia ancora valida oggi". "Come si è visto con l'aggressione illegale russa in Ucraina dobbiamo riassicurare i nostri membri che siamo sempre pronti a rispettare gli obblighi previsti dall'art. 5", ha spiegato Cameron nel secondo ed ultimo giorno del summit. Più ottimista è stato invece il presidente ucraino Petro Poroshenko, che ieri ha detto di "sperare" di poter firmare l'accordo per un cessate il fuoco con i filo russi a Minsk, in Bielorussia.

 

Intanto, però, in Ucraina combattimenti sono stati segnalati stamattina nel porto industriale di Mariupol e i bombardamenti della notte hanno ucciso almeno cinque civili nella principale roccaforte ribelle, Donetsk.

 

[**Video_box_2**]Riguardo all'altro fronte, quello iracheno minacciato dall'avanzata dello Stato islamico, gli americani stanno convincendo gli alleati della Nato a formare "una coalizione" la più vasta possibile per combattere la minaccia degli jihadisti sunniti. Il tutto "ovviamente con una linea rossa invalicabile per tutti noi: escludere l'impegno di truppe di terra". Lo ha spiegato il segretario di Stato americano John Kerry a margine del summit. "Dobbiamo attaccarli in modo da impedire loro di conquistare altro terreno, e rafforzare le forze di sicurezza irachene e gli altri nella regione (curdi in primis, ndr) che sono pronti a combattere contro di loro, ma senza impiegare le nostre truppe di terra", ha detto Kerry incontrando gli omologhi di Gran Bretagna, Francia, Germania, Canada, Australia, Turchia, Italia, Polonia e Danimarca. Sia Cameron sia Obama, intanto, hanno incontrato il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan. Ankara rappresenta infatti uno degli attori chiave per le possibili risposte Nato in Iraq.

 

Renzi: "L'Italia farà parte della coalizione contro lo Stato islamico"

 

Matteo Renzi, intervenuto in conferenza stampa a margine del summit, ha commentato l'accordo raggiunto tra Ucraina e filo russi per una tregua. "Per noi è importante che si sia arrivati a questo possibile cessate il fuoco, con una serie di elementi concreti. La vicenda non ci può far dire che il problema è risolto. Ci muoviamo con un lavoro di frizione-acceleratore", tenendo aperto "il canale del dialogo e bisogna verificare la concretezza dei passi in avanti". "Voglio sperare", ha aggiunto, "che il presidente Putin abbia davvero il desiderio di porre fine alle polemiche e alle invasioni di sovranità che ci sono state. Oggi le decisioni sono in mano alla politica e spero che possa tornare a una posizione di saggezza, così da essere partner del consesso internazionale come e' stato in passato".


Sull'Iraq, Renzi ha annunciato che "l'Italia farà parte della 'core coalition' per l'Iraq", chiesta dal segretario di Stato Usa, John Kerry, per contrastare lo Stato islamico.  "Il primo nostro interesse deve andare non a questioni geostrategiche ma alle bambine ridotte a schiave a Mosul e ai bambini fucilati", ha aggiunto.