Vladimir Putin (Foto AP)

Alle condizioni dettate da Putin

Redazione

Un piano di pace in 7 punti, da leggere bene. Parigi blocca la Mistral

Il fuoco è cessato nell’Ucraina dell’est, hanno detto i russi e gli ucraini ieri mattina, anzi no, scusate, ci siamo sbagliati, smentiamo categoricamente: nessun accordo. Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha spiegato subito dopo, mentre da Kiev un anonimo funzionario della presidenza diceva che c’era stato un malinteso, che la Russia non può negoziare un cessate il fuoco, visto che non è parte del conflitto. C’era stata, alla fine, soltanto una telefonata tra il presidente ucraino Poroshenko e quello russo Putin. Così, in qualche ora è arrivato un “piano per il cessate il fuoco” in sette punti, che il capo del Cremlino ha buttato giù di getto in aereo mentre volava in Mongolia e che ha poi gentilmente consegnato ai giornalisti. Le condizioni principali previste da Putin prevedono che i separatisti cessino le loro operazioni e che le truppe ucraine ritirino la loro artiglieria dalle aree controllate dai ribelli. Kiev deve anche fermare gli attacchi aerei, mentre una missione di osservatori internazionali deve controllare che si aprano corridoi umanitari. Ci deve essere uno scambio di prigionieri “all for all”, delle “brigate della ricostruzione” per riparare i danni alle strade, ai ponti, ai cavi elettrici e alle altre infrastrutture. Il presidente ucraino è d’accordo, ha fatto sapere il Cremlino: gli emissari di Kiev e quelli dei separatisti devono trovare un accordo ai colloqui fissati per domani in Bielorussia, cioè nello stesso momento in cui si conclude il vertice della Nato che inizia oggi in Galles, e che deve istituire forze di reazione rapida per contenere l’espansionismo putiniano.

 

Le violenze non si sono per ora fermate, ma il presidente Obama, in visita a Tallinn, ha cercato di rassicurare i paesi baltici terrorizzati: “Non accetteremo un’occupazione russa in Ucraina”, ha detto, mentre Parigi ha annunciato che “non ci sono le condizioni” per la consegna della prima delle due navi Mistral che la Francia ha venduto alla Russia. La strategia per isolare Mosca continua, l’Europa cerca di trovare coesione sulle sanzioni ma anche su un eventuale piano di risposta da parte della Nato. Putin risponde con parole dure – “se la Nato si muove, reagiremo” – ma allo stesso tempo neutralizza le mosse occidentali: se c’è il cessate il fuoco a che servono le truppe dell’Alleanza? In tutti questi mesi, la strategia “del caldo e del freddo”, come ha scritto Sylvie Kauffman sul Monde, ha permesso a Putin di salvarsi quando era con le spalle al muro: la road map di Ginevra, lo ricorderete, assomiglia molto ai sette punti di Putin, ed è stata siglata in luglio. Nel frattempo è stato abbattuto un aereo con 300 civili, c’è stata un’invasione da parte della Russia e le truppe ucraine hanno dovuto lasciare città che avevano ripreso ai separatisti.

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