Il presidente russo Vladimir Putin (Foto AP)

Se Putin vuole, la violenza finisce ora

Paola Peduzzi

Quanto deve farci paura la Russia, con Putin che dice di poter conquistare Kiev in due settimane, mentre alcuni sostengono che a Mosca circolano le carte geografiche con i confini della Novorossia, la Nuova Russia che sogna il Cremlino, enorme, ben al di là delle operazioni oggi in corso in Ucraina?

Quanto deve farci paura la Russia, con Vladimir Putin che parla di una forma di stato nuova per l’est dell’Ucraina, dice che può conquistare Kiev in due settimane (poi tutti ritrattano, smentiscono, ma l’effetto di terrore non cambia), mentre alcuni sostengono che a Mosca circolano le carte geografiche con i confini della Novorossia, la Nuova Russia che sogna il Cremlino, enorme, ben al di là delle operazioni oggi in corso in Ucraina, e che vuole conquistare a mano armata? La Russian Academy of Sciences pubblicherà in autunno una storia della Novorossia, per dare al progetto quel senso di inevitabilità che trasuda da ogni parola di Putin: questa terra è roba nostra, la riprenderemo. Anne Applebaum sul Washington Post ricorda le foto che hanno accompagnato la sua vita, i bimbi che giocavano al sole e le donne eleganti per le strade di Cracovia, nell’estate del 1939, a poche settimane da quel settembre che segnò l’invasione della Polonia da est e da ovest: “Visti col senno di poi sembrano tutti degli ingenui. Invece che celebrare matrimoni al sole, avrebbero dovuto lasciare tutto, mobilizzarsi, prepararsi per la guerra totale quando ancora erano in tempo. E ora chiedo: dovrebbero gli ucraini, in quest’estate 2014, fare lo stesso? E dovrebbero farlo anche gli abitanti dell’Europa?”.

 

L’idea della guerra imminente sembra roba da isterici, ma forse non parlarne e aspettare le mosse di Mosca come se nulla di grave fosse in corso potrebbe rivelarsi fatalmente ingenuo. Donald Tusk, che è polacco ed è appena stato nominato a capo del Consiglio europeo, dice che la guerra può espandersi nell’Europa centrale e nei paesi baltici, e non c’è leader di questi stati che non ripeta: c’è una guerra, fate qualcosa. Il presidente della commissione Relazioni internazionali del Senato americano, Bob Menendez, è andato a Kiev lunedì e ha detto: “Non ho dubbi che si tratti di un’invasione. Possiamo cercare tutti gli eufemismi del mondo, ma se migliaia di soldati marciano in colonna in un altro stato, con veicoli militari, missili terra-terra e altre armi sofisticate, si tratta di un’invasione”. La seconda fase della guerra della Russia all’Ucraina, quella dopo l’annessione della Crimea, quella logorante degli “omini verdi” e delle guerriglie, del caos sul campo e dei morti nascosti, è stata fermata dall’offensiva di controterrorismo messa in piedi dal governo di Kiev. Putin stava perdendo, insomma, ed è così che si è rivelata necessaria – necessaria per chi sogna la Novorossia – questa terza fase, non appena s’è smontata la corsa alla prova schiacciante sull’abbattimento del Boeing malese a luglio (lo incastriamo, lo incastriamo: avete sentito più niente?).

 

Se Putin volesse, la guerra russo-ucraina si fermerebbe ora. Ma non vuole, ora arriva l’inverno e il cappio del gas russo impiccherà i deboli sforzi occidentali per contenere l’espansionismo putiniano.

 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi