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I togati del privilegio

Redazione

Le linee guida per la riforma della giustizia rese note dal governo, che non hanno proprio niente di radicale, hanno suscitato un’immediata reazione dell’Associazione dei magistrati. Magistrati particolarmente suscettibili nella difesa a oltranza della loro impunità.

Le linee guida per la riforma della giustizia rese note dal governo, che non hanno proprio niente di radicale, hanno suscitato un’immediata reazione dell’Associazione dei magistrati. Magistrati particolarmente suscettibili nella difesa a oltranza della loro impunità. Eppure la proposta del Guardasigilli è moderatissima: solo nei casi di grave negligenza del togato lo stato, che risponde al posto suo dei danni subiti da una vittima della malagiustizia, si deve rivalere sulla retribuzione fino a un massimo della metà dello stipendio. La responsabilità civile riguarda tutti i cittadini e tutti i professionisti, per non parlare dei responsabili politici. Ai magistrati avrebbe dovuto essere applicata in coerenza con un pronunciamento referendario, che è stato di fatto cancellato con una procedura che rende talmente facoltativa l’applicazione delle sanzioni che le ha di fatto abolite. I magistrati che difendono a spada tratta il principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, che hanno trasformato in uno strumento discrezionale, rifiutano che sia obbligatoria (cioè automatica) l’attivazione delle procedure per sanzionare le loro responsabilità. Il che, peraltro, avverrebbe solo nei casi di smisurata gravità. L’impunità che pretendono è assoluta, visto che finora è esattamente quello che hanno sempre ottenuto da una politica intimidita e subalterna alle minacce del giustizialismo. D’altra parte la grande stampa, che si scandalizza perché si mantiene per i senatori la minima salvaguardia contro le persecuzioni giudiziarie (che è tutt’altro che una immunità e non somiglia nemmeno all’impunità pretesa dai magistrati), non accenna nemmeno all’enormità delle pretese di privilegio avanzate con protervia dagli intoccabili togati che rifiutano sia sanzionata la “negligenza inescusabile”.

 

Vista la situazione che si è creata, questa misura minimale di applicazione del principio della responsabilità civile, che dovrebbe essere considerata una concessione eccessiva alle pretese della categoria, e che lo stesso ministro Andrea Orlando presenta come tutt’altro che punitive nei confronti dei magistrati, appare invece, e forse è davvero anche se involontariamente, un atto di coraggio politico. Su un punto l’Associazione nazionale magistrati ha ragione: dopo tanti anni di discussione non si è mai arrivati a definire un meccanismo minimamente efficace per sanzionare i comportamenti gravemente lesivi dei loro obblighi professionali da parte dei magistrati. Per una persona normale questa dovrebbe essere una ragione di più per agire con speditezza. Ma naturalmente questo atteggiamento, proprio perché nasce dall’idea dell’eguaglianza dei cittadini, è considerato lesivo dalla categoria che si sente al di sopra della legge.

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