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Giù le mani dal circo della Giustizia

Redazione

La reazione della magistratura politicizzata all’annuncio di una riforma della giustizia che sicuramente sarà tutto tranne che radicale e punitiva è come sempre esagerata, e l’eco che riceve dalle conniventi tribune del giustizialismo lo è, se possibile, ancora di più.

La reazione della magistratura politicizzata all’annuncio di una riforma della giustizia che sicuramente sarà tutto tranne che radicale e punitiva è come sempre esagerata, e l’eco che riceve dalle conniventi tribune del giustizialismo lo è, se possibile, ancora di più. Il segretario dell’Associazione nazionale magistrati, Maurizio Carbone, esibisce sul Fatto quotidiano la consueta mistura di vittimismo e arroganza che caratterizza l’atteggiamento della magistratura nei confronti della politica. “I problemi della giustizia non si risolvono inasprendo le sanzioni alle toghe”, dice lamentando che si torni a parlare di responsabilità civile dei magistrati. Le sanzioni, come tutti sanno non esistono di fatto, ma su questo, come sull’uso improprio delle intercettazioni con i magistrati non si può ragionare. Il gioco dello specchio lo fa Repubblica con il solito, infondatissimo allarme sul “bavaglio”, cioè sulla regolamentazione delle intercettazioni che in Italia sono endemiche e incontrollate. Liana Milella sa benissimo che di questa questione non si discuterà nel Consiglio dei ministri di fine mese, il che implica che probabilmente non sarà inserita nei provvedimenti che arriveranno in Parlamento a settembre. Tuttavia non si esime dal denunciare Matteo Renzi per aver detto una frase invece assolutamente condivisibile, e persino ovvia: “Bisogna smetterla di pubblicare le telefonate degli estranei alle indagini”. Per la verità non andrebbero pubblicate nemmeno quelle degli indagati, ma qui ci si scandalizza anche solo dell’ipotesi di tenere  chi non c’entra al riparo dalla macchina giudiziario-mediatica che scruta “le vite degli altri”. A quanto pare, ciò “ostacolerebbe l’azione dei magistrati”. E forse, chissà, anche quella dei giornalisti. Nessuno osi minacciare un tanto comodo do ut des.

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