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Bombe al cloro

Assad torna agli attacchi chimici sette mesi dopo la strage di Damasco

Il governo siriano ricorre ancora agli attacchi chimici contro l’insurrezione, in una versione depotenziata rispetto agli attacchi con il gas nervino che la notte del 21 agosto 2013 hanno fatto più di 1.400 morti a Damasco. Questa volta usa il cloro, prodotto tossico industriale e comune, lanciato dagli elicotteri dentro cilindri esplosivi su due province del centro-nord, Hama e Idlib, e sulla periferia della capitale. Nelle ultime due settimane gli attacchi segnalati sono almeno dodici: i nomi delle località colpite sono Kfar Zita, Telmans, Al Tamanah, Atshan e Harasta, vicino Damasco.

22 APR 2014

Problema d’infiltrazioni

Il misterioso incarico dell’agente segreto russo Strelkov nell’est ucraino

Da due settimane  “uomini in verde” bene armati e addestrati guidano le rivolte cittadine nel sud-est ucraino a favore della Russia che per adesso si consumano senza scoppiare del tutto – per mancanza di una chiara maggioranza e di un sostegno popolare decisivi. Il New York Times scrive che l’Amministrazione Obama conferma ora la tesi sostenuta con forza dal nuovo governo di Kiev: gli “uomini in verde” appartengono alle Forze armate e all’intelligence di Mosca. Alcuni sono stati identificati grazie a foto scattate in altri contesti, mentre prestavano inequivocabilmente servizio come militari russi. Uno di loro ha partecipato con un gruppo delle forze speciali all’intervento in Georgia, nel 2008, e questo mese è comparso a Kramatorsk e a Slovyansk, nell’est dell’Ucraina.

21 APR 2014

Ricomincio da Kiev

Ieri c’è stato un incontro a quattro  tra i capi della diplomazia di Russia, Stati Uniti, Ucraina e Unione europea a Ginevra, in Svizzera, per fermare la rapida deriva verso la guerra civile nell’oriente ucraino. Questo tipo di negoziati spesso si risolve in un nulla di fatto, ieri sera invece è finito con un accordo concreto che dà motivi di ottimismo. Le milizie federaliste che occupano illegalmente gli edifici governativi nelle città dell’est devono abbandonarli e consegnare le armi – l’accordo è scritto in modo da valere anche per i nazionalisti ucraini che ancora occupano il Maidan, nella capitale Kiev. In cambio hanno la garanzia dell’amnistia, a meno che non abbiano commesso “crimini capitali” (abbiano ucciso). “Tutte le parti devono evitare ogni violenza, ogni intimidazione e ogni atto provocatorio, e devono condannare tutte le espressioni di estremismo e razzismo, incluso l’antisemitismo”.

18 APR 2014

Déjà vu di Crimea

I russi sentono tutto e non dicono nulla, la Cia a Kiev prova a rimediare

La situazione nell’oriente ucraino è potenzialmente catastrofica, ma per ora va avanti scoppiettando a ritmo di farsa. Le forze militari mandate dal governo centrale di Kiev per un’operazione definita di “antiterrorismo” – una scelta di nome sbagliata, che implica che molti ucraini nel sud e nell’est del paese sono “terroristi” soltanto perché preferiscono restare nell’orbita della Russia – si confrontano con i “federalisti” locali, che stanno dalla parte di Mosca e condividono il desiderio del governo di Vladimir Putin di vedere un’Ucraina ridotta a entità federale e indebolita dal punto di vista politico.

17 APR 2014

La repubblica di Assad

Nel luglio 2012 andai in Siria perché stava scoppiando la battaglia di Aleppo, la città più grande del paese. I soldati di Assad si stavano ritirando dal confine settentrionale, varcarlo era più facile di prima – in quella zona si poteva ormai fare senza un timbro del governo sul passaporto – e giornalisti da tutti i paesi stavano entrando dalla Turchia. Sull’aereo tra Istanbul e Antiochia incontrai Lorenzo Cremonesi, del Corriere. C’eravamo tutti, tranne quelli di Repubblica. Una giornalista di quel quotidiano, Alix Van Buren, proprio in quei giorni stava chiedendo un’intervista al presidente siriano Bashar el Assad attraverso alcuni contatti nello staff presidenziale di Damasco e non voleva che i reportage dal fronte su a nord interferissero con la richiesta fatta al governo siriano.

11 APR 2014

Spaccature americane

Pentagono e leadership civile litigano sui droni e sulla strategia in Siria

Dentro il governo americano c’è una spaccatura profonda tra civili e militari sui temi della politica estera, della lotta al terrorismo e della possibilità di intervenire contro il presidente siriano Bashar el Assad. Ne parlano il New York Times e il Wall Street Journal, citando due questioni separate. Il primo giornale scrive che l’Amministrazione Obama ha proibito al Pentagono – temporaneamente – di bombardare ancora in Yemen, dopo che in dicembre un drone ha colpito per errore un corteo matrimoniale scambiato per un convoglio di al Qaida. Le operazioni militari con i droni sul paese della penisola araba sono gestite dal Jsoc – il comando per le operazioni speciali – e partono da una base militare a Gibuti, sulla costa africana dirimpetto. Non si sa quando e se riprenderanno.

09 APR 2014

Fase due, dopo la Crimea

In Ucraina va tutto come vorrebbe Putin, ecco gli annunci “d’indipendenza”

La giornalista americana Anne Applebaum dice che su alcuni carri armati russi in attesa da settimane oltre il confine orientale dell’Ucraina c’è già la scritta: “Peacekeeping”. E ieri, quando ha sentito le notizie dell’agenzia russa Itar Tass in arrivo da Donetsk, ha commentato: “E’ come assistere a una recita”. Centinaia di manifestanti pro Russia asserragliati dentro il palazzo del governo regionale di Donetsk (un milione di abitanti), in Ucraina hanno chiesto l’intervento temporaneo di un contingente di peacekeeper russi per proteggere la nascita della “Repubblica popolare di Donetsk” e hanno annunciato la data di un referendum in stile Crimea per unirsi alla Russia, il prossimo 11 maggio. A Kharkiv hanno proclamato la regione “Repubblica indipendente”.

07 APR 2014

Stato islamico d'Iraq

Premessa. Lo Stato islamico è un’organizzazione che sta facendo la guerra contro il governo in Iraq. Mille morti a gennaio, milletrecento a febbraio, milleseicento a marzo. Se però leggete su un giornale che lo Stato islamico in Iraq è un “gruppo affiliato ad al Qaida”, buttate pure via l’articolo perché non vale la pena andare avanti. Lo Stato islamico ha sì le stesse tattiche di guerra di al Qaida – più violente anche – e l’ideologia è identica, ma c’è stata una scissione: ora lo Stato islamico è un nemico mortale di al Qaida, al punto che alcuni suoi uomini sono arrivati a scomunicarne il capo ed erede di Bin Laden, l’egiziano Ayman al Zawahiri, e lo considerano un “apostata”.

04 APR 2014

Ora si respira un’aria di pace tra Ucraina e Russia (attenzione però)

Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ieri ha salutato come una buona notizia “la leggera riduzione” del numero di truppe russe ammassate alla frontiera orientale dell’Ucraina. Il segretario di stato americano, John Kerry, ha detto di non avere notizie in nessun senso: né un aumento né una riduzione. Dopo la telefonata di venerdì tra il presidente americano Barack Obama e quello russo, Vladimir Putin, la percezione di un’imminente invasione dell’Ucraina da parte della Russia è molto più debole: secondo un sondaggio pubblicato ieri dal Moscow Times, il 23 per cento degli intervistati pensa che la guerra sia “molto probabile”, il 53 per cento pensa che sia improbabile e il 13 per cento che sia “assolutamente da escludere”.

01 APR 2014

La campagna d’Ucraina e la telefonata di Putin a Obama

Ieri il presidente russo Vladimir Putin ha chiamato il presidente americano Barack Obama durante la sua visita a Riad, in Arabia Saudita. I due hanno discusso una proposta fatta da Washington per risolvere la situazione in Ucraina e per ora si sono accordati su questo: ci sarà presto un incontro tra diplomatici dei due paesi, probabilmente il segretario di stato John Kerry e il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov. La Casa Bianca, che ha diffuso la notizia della telefonata fra i due leader, non fornisce dettagli sulla proposta, se non che durante la chiamata Obama ha detto a Putin che gli Stati Uniti vorrebbero vedere una soluzione diplomatica che includa il ritiro russo dalla penisola di Crimea e la garanzia che Mosca non ordinerà l'invasione di altre parti dell'Ucraina.

29 MAR 2014
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