Bombe al cloro

Assad torna agli attacchi chimici sette mesi dopo la strage di Damasco

Daniele Raineri

Il governo siriano ricorre ancora agli attacchi chimici contro l’insurrezione, in una versione depotenziata rispetto agli attacchi con il gas nervino che la notte del 21 agosto 2013 hanno fatto più di 1.400 morti a Damasco. Questa volta usa il cloro, prodotto tossico industriale e comune, lanciato dagli elicotteri dentro cilindri esplosivi su due province del centro-nord, Hama e Idlib, e sulla periferia della capitale. Nelle ultime due settimane gli attacchi segnalati sono almeno dodici: i nomi delle località colpite sono Kfar Zita, Telmans, Al Tamanah, Atshan e Harasta, vicino Damasco.

    Il governo siriano ricorre ancora agli attacchi chimici contro l’insurrezione, in una versione depotenziata rispetto agli attacchi con il gas nervino che la notte del 21 agosto 2013 hanno fatto più di 1.400 morti a Damasco. Questa volta usa il cloro, prodotto tossico industriale e comune, lanciato dagli elicotteri dentro cilindri esplosivi su due province del centro-nord, Hama e Idlib, e sulla periferia della capitale. Nelle ultime due settimane gli attacchi segnalati sono almeno dodici: i nomi delle località colpite sono Kfar Zita, Telmans, Al Tamanah, Atshan e Harasta, vicino Damasco. L’ultimo è stato lunedì, lo stesso giorno in cui il dipartimento di stato americano ha dichiarato di avere “indicazioni che un agente chimico tossico, probabilmente cloro, è stato usato in Siria nell’ultimo mese e c’è un’indagine in corso per capire se la responsabilità è del governo siriano”. Centinaia di persone hanno sofferto sintomi di soffocamento dopo i bombardamenti, ma per ora soltanto due persone sono morte – la seconda, un bambino, ieri. Una fonte anonima del governo americano dice alla rete Cnn: “La nostra valutazione è che, come minimo, cloro concentrato è stato lanciato da elicotteri. Soltanto il regime può farlo”. Attivisti siriani portano come prova dei nuovi attacchi chimici video e fotografie dei bombardamenti e degli effetti sulle vittime, il governo di Damasco risponde che a usare il gas sono stati i ribelli.

    Il cloro è poco efficace come arma da guerra, se paragonato all’arsenale micidiale che sta lasciando piano la Siria via nave, in ritardo sulla scadenza del 5 febbraio 2014 fissata in un accordo firmato a settembre 2013 (il 13 per cento è ancora dentro il paese, la nuova scadenza è a fine aprile). Il cloro è letale soltanto se l’esposizione è prolungata e la concentrazione alta, ed è decisamente più facile evitarlo rispetto al nervino. E’ pesante due volte e mezzo più dell’aria, striscia a livello del suolo e stagna negli avvallamenti, con un odore percepibile anche quando la quantità è bassa e un colorito verdognolo (dal greco “khloros”, verde pallido) che ne rivela la presenza. Nel 2007 al Qaida in Iraq eseguì alcuni attentati con camion-bomba carichi di cloro, ma le vittime morirono per lo scoppio, non per la nube tossica sprigionata. Per contro, il cloro è economico, facile da reperire e può essere efficace se lo scopo è sgombrare settori del fronte oppure – come nei casi degli ultimi giorni – punire la popolazione civile nelle zone fuori dal controllo del governo. Inoltre, l’uso del cloro in guerra cadrà senz’altro in quella zona grigia e ambigua in cui il governo Assad si muove con abilità: è un agente tossico ma non è un’arma chimica, quindi non dovrebbe far scattare la reazione americana – l’Amministrazione Obama aveva avvertito che l’uso di armi chimiche da parte di Assad è da considerarsi come l’attraversamento di una fatale linea rossa, ma da allora questa espressione, “linea rossa”, è diventata sinonimo di grande minaccia che può essere ignorata. Il governo Assad sta inoltre usando un altro schema sperimentato: la progressiva desensibilizzazione della comunità internazionale e dell’opinione pubblica. Una bomba al cloro su un villaggio rurale nel nord della Siria, altre due alcuni giorni dopo su un altro villaggio nel centro del paese: le notizie di soffocamenti di massa si accavallano e si confondono, fino a scolorire e a perdere significato nel ciclo giornaliero delle notizie. E’ così che in tre anni l’escalation militare di Damasco è partita dagli arresti in piazza ed è arrivata al lancio di missili balistici sulle città, senza provocare reazioni. In questo il presidente Assad è stato aiutato da tentativi di controinformazione che tendono ad assolverlo dalle sue responsabilità, ma nel caso delle bombe al cloro è difficile sostenere che sono stati i ribelli a lanciarle da elicotteri che non hanno.

    L’articolo due della Convenzione - Ieri era l’anniversario numero novantanove del primo grande attacco chimico della storia: le truppe imperiali tedesche rilasciarono simultaneamente 150 tonnellate di cloro da seimila cilindri sui sette chilometri di trincee francesi a nord di Ypres. La linea del fronte collassò, il cloro fu presto rimpiazzato da altri agenti più efficaci. Ora il governo siriano, con le mani legate dalla minaccia internazionale sul resto del suo arsenale, è tornato a usarlo. Il fatto che non sia elencato sulla lista degli agenti proibiti dalla Convenzione sulle armi chimiche firmata dalla Siria a ottobre 2013 in teoria non è rilevante: l’articolo due proibisce in ogni caso “l’uso di qualsiasi sostanza che possa provocare la morte o incapacitare”. Per ora la questione non è stata affrontata.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)