Ora si respira un'aria di pace tra Ucraina e Russia (attenzione però)

Daniele Raineri

Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ieri ha salutato come una buona notizia “la leggera riduzione” del numero di truppe russe ammassate alla frontiera orientale dell'Ucraina. Il segretario di stato americano, John Kerry, ha detto di non avere notizie in nessun senso: né un aumento né una riduzione. Dopo la telefonata di venerdì tra il presidente americano Barack Obama e quello russo, Vladimir Putin, la percezione di un'imminente invasione dell'Ucraina da parte della Russia è molto più debole: secondo un sondaggio pubblicato ieri dal Moscow Times, il 23 per cento degli intervistati pensa che la guerra sia “molto probabile”, il 53 per cento pensa che sia improbabile e il 13 per cento che sia “assolutamente da escludere”.

    Il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ieri ha salutato come una buona notizia “la leggera riduzione” del numero di truppe russe ammassate alla frontiera orientale dell'Ucraina. Il segretario di stato americano, John Kerry, ha detto di non avere notizie in nessun senso: né un aumento né una riduzione. Dopo la telefonata di venerdì tra il presidente americano Barack Obama e quello russo, Vladimir Putin, la percezione di un'imminente invasione dell'Ucraina da parte della Russia è molto più debole: secondo un sondaggio pubblicato ieri dal Moscow Times, il 23 per cento degli intervistati pensa che la guerra sia “molto probabile”, il 53 per cento pensa che sia improbabile e il 13 per cento che sia “assolutamente da escludere”. Su Foreign Policy uno dei commentatori più sanguigni, Michael Weiss, raccomanda di non credere a Putin quando dice che non attaccherà, per molte ragioni, una delle quali è: nel caso, cosa potremmo farci? “La portavoce del dipartimento di stato ha twitatto un selfie con un messaggio di solidarietà per l'Ucraina. Questo dovrebbe insegnare ai russi a stare al loro posto…”, infierisce sarcastico Weiss.

    In Ucraina, continua la caccia ai provocatori, la grande paura del dopo rivoluzione (qui sopra si può leggere perché nel testo scritto da John Schlinder). Il sito dei servizi di sicurezza di Kiev scrive di avere arrestato circa 40 “provocatori”, che stavano raccogliendo illegalmente informazioni sui manifestanti e su personaggi pubblici. In un ufficio usato dagli arrestati i servizi di sicurezza hanno sequestrato 50 giubbotti antiproiettile, 40 elmetti, proiettili e una pistola. “I servizi di sicurezza stanno prendendo misure per scoprire e prevenire queste attività sovversive a Kiev e nelle altre città dell'Ucraina”, ammonisce il sito. Però gli stessi servizi di sicurezza non sono immuni dalle accuse di “collusione con il nemico” russo. Domenica il Daily Beast ha pubblicato il servizio esclusivo con le foto del gruppo speciale antiterrorismo Alfa – addestrato dai russi – mentre si prepara al combattimento nel cortile dell'Sbu, i servizi segreti ucraini, leali all'ex presidente Viktor Yanukovich. Tra loro ci sono anche cecchini e il giorno è il 20 febbraio, lo stesso del massacro compiuto da cecchini senza volto contro i manifestanti che resistevano nel Maidan, la piazza della capitale. Difficile dire se gli stessi uomini e gli stessi servizi, ora, abbiano cambiato idea rispetto a poco più di un mese fa.

    Nella Crimea passata alla Russia cominciano i benefici: ieri il Cremlino ha annunciato l'intenzione di adeguare le pensioni locali al livello di quelle russe, quindi effettivamente raddoppiandole. Una mossa che trascinerebbe sotto l'ala protettrice di Mosca più di un paese. La minoranza tatara però non ci sta: insiste che il referendum era truccato e non vuole cedere. Refat Chubarov, portavoce dell'Assemblea tatara, dice che i tatari non riconoscono l'annessione e che si appelleranno a istituzioni internazionali per far valere il diritto all'autodeterminazione.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)