Déjà vu di Crimea

I russi sentono tutto e non dicono nulla, la Cia a Kiev prova a rimediare

Daniele Raineri

La situazione nell’oriente ucraino è potenzialmente catastrofica, ma per ora va avanti scoppiettando a ritmo di farsa. Le forze militari mandate dal governo centrale di Kiev per un’operazione definita di “antiterrorismo” – una scelta di nome sbagliata, che implica che molti ucraini nel sud e nell’est del paese sono “terroristi” soltanto perché preferiscono restare nell’orbita della Russia – si confrontano con i “federalisti” locali, che stanno dalla parte di Mosca e condividono il desiderio del governo di Vladimir Putin di vedere un’Ucraina ridotta a entità federale e indebolita dal punto di vista politico.

    La situazione nell’oriente ucraino è potenzialmente catastrofica, ma per ora va avanti scoppiettando a ritmo di farsa. Le forze militari mandate dal governo centrale di Kiev per un’operazione definita di “antiterrorismo” – una scelta di nome sbagliata, che implica che molti ucraini nel sud e nell’est del paese sono “terroristi” soltanto perché preferiscono restare nell’orbita della Russia – si confrontano con i “federalisti” locali, che stanno dalla parte di Mosca e condividono il desiderio del governo di Vladimir Putin di vedere un’Ucraina ridotta a entità federale e indebolita dal punto di vista politico. I federalisti con i volti coperti da passamontagna sono probabilmente aiutati da infiltrati delle Forze armate russe – non c’è la certezza, ma c’è una somma di prove circonstanziali come c’era nei primi giorni dell’occupazione in Crimea (dove fu infine provata).

    Ieri i servizi segreti dell’Ucraina (Sbu) hanno detto che l’insurrezione è guidata da un’unità speciale dell’esercito russo specializzata nella ricognizione in territorio nemico e appartenente al quarantacinquesimo reggimento dei paracadutisti con base a Mosca e anche da reparti dell’intelligence di stanza nella parte meridionale della Russia. Attorno ai due piccoli centri ucraini di Kramatorsk e di Sloviansk la gente del posto si fa fotografare assieme con i federalisti mascherati, blocca i convogli di paracadutisti del governo e di corazzati che appaiono smarriti fra i campi, guarda a naso in su i jet e gli elicotteri dell’aviazione di Kiev passare a volo radente per ostentare in cielo una superiorità militare che a terra per ora non c’è. Ieri gli irregolari hanno catturato agli ucraini cinque veicoli corazzati per il trasporto truppe e un carro armato. Non è chiaro se lo hanno fatto con la forza o se invece si tratta di un dono di soldati disertori. I mezzi hanno sfilato per i due centri con una bandiera russa – e uno ha persino azzardato derapate sui cingoli per divertire gli astanti. A ritmo di farsa, si diceva, sull’orlo della guerra civile – come ha ammonito il presidente russo, Vladimir Putin.

    [**Video_box_2**]Ieri la Nato ha annunciato il rafforzamento della propria presenza nei paesi baltici e nel Mediterraneo orientale, un annuncio per ora soltanto simbolico, che vuole suonare d’appoggio all’Ucraina nel confronto con la Russia. Nel fine settimana scorso il capo della Cia, John Brennan, è stato a Kiev a incontrare i vertici politico-militari – la notizia è stata data prima dai media russi e soltanto dopo è stata confermata dalla Casa Bianca. Come spiegano i giornalisti Eli Lake e Josh Rogin sul Daily Beast, Brennan è andato in Ucraina per stabilire dei canali di comunicazione sicuri con il nuovo governo. Gli Stati Uniti non si fidano a condividere informazioni d’intelligence con gli alleati ucraini, perché considerano gli apparati politici, militari e di sicurezza ancora infiltrati dai russi – normale, considerando che in materia di sicurezza Kiev si muoveva in tandem con Mosca fino al 22 febbraio, data della fuga dell’ex presidente Viktor Yanukovich. La settimana scorsa un articolo del Wall Street Journal spiegava che Washington non passa informazioni a Kiev anche se tiene d’occhio tutti gli spostamenti delle truppe di Mosca lungo il confine, perché i russi riescono a violare le comunicazioni criptate. Il sospetto americano cade anche sull’Sbu, che ora sembra molto attivo contro le “infiltrazioni russe”. C’è uno sbilanciamento completo: i militari di Putin osservano un rigido silenzio radio e i loro leader politici non parlano al telefono, e invece tutto quello che succede in campo ucraino è intercettato – la visita di Brennan doveva essere discreta, ma è stata bruciata dai media russi, e c’è da ricordare tra altri esempi possibili la telefonata del sottosegretario di stato americano, Victoria Nuland, con quell’imbarazzante “L’Unione europea si fotta!” fatta trapelare su YouTube.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)