Una fogliata di libri

Uomini contro

Alessandro Litta Modignani

La recensione del libro di Mirella Serri edito da Longanesi (236 pp., 19,60 euro)

Nel ricostruire La lunga marcia dell’antifemminismo italiano, Mirella Serri prende spunto da una riunione di direzione del Partito comunista italiano, neanche tanto “storica”. Siamo nel 1961, all’ordine del giorno vi è, fra le altre cose, la nomina di Nilde Jotti alla presidenza della Commissione femminile. La candidata viene sottoposta a un fuoco di fila di reprimende insopportabili. Amendola fa riferimento alle “questioni personali e familiari già note”; Berlinguer rincara: “Non sono sicuro che possa portare a quel posto di direzione la serenità necessaria”; Pajetta parla esplicitamente di “difetti” che Jotti dovrà “correggere e superare”.

La tesi di Serri è che le donne abbiano dovuto affrontare, dopo la Resistenza e fino agli anni Duemila, un autentico “contrattacco” da parte degli uomini al potere (comunisti, democristiani, berlusconiani) nel tentativo, in parte riuscito, di contrastare la “democrazia paritaria” prefigurata dalla Costituzione. La storia che lega Jotti al leader storico del Pci, Palmiro Togliatti, è ricostruita nei dettagli. Quando nasce l’idillio, nel ’46, lei ha 26 anni e lui 53. Il Migliore scarica la moglie tra la riprovazione generale dei dirigenti del partito – molti dei quali però si comportano anche peggio. Nilde non avrà mai vita facile: nel ’48 le viene imputato l’insuccesso elettorale di aprile e l’attentato al segretario a luglio. Solo nel 1979 avrà il meritato riconoscimento, con l’elezione alla presidenza della Camera.

L’altra figura centrale del saggio è quella di Julius Evola, filosofo misogino e antisemita. Evola piace al Duce e a Hitler, e sarà il grande ispiratore di un’intera generazione di neofascisti ostili all’Italia repubblicana, compresi gli stupratori del Circeo. L’autore di Rivolta contro il mondo moderno (1934) è uno snob, aristocratico e solitario, pittore dadaista e avvezzo alla cocaina. Grande appassionato di orge sessuali promiscue, ammira D’Annunzio e Oscar Wilde. I suoi nemici giurati sono gli ebrei e, inutile dirlo, le donne emancipate. Particolarmente interessante è il filo che collega il pensiero di Evola al presidente/dittatore Vladimir Putin, la cui “legge sugli schiaffi” ha depenalizzato la violenza domestica in Russia, derubricandola a infrazione amministrativa. E’ Aleksandr Dugin, l’ideologo di Putin, a tradurre Evola in russo e a introdurlo nel dibattito pubblico, in una sorta di mescolanza perversa fra fascismo russo e neo stalinismo. “La lunga marcia dell’antifemminismo italiano è approdata in Russia e alimenta l’ostilità nei confronti del sistema democratico dell’occidente”.

 

Mirella Serri
Uomini contro
Longanesi, 236 pp., 19,60 euro

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