Una fogliata di libri

Il riposo dell'imperatore. L'otium da Augusto alla tarda antichità

Maurizio Schoepflin

La recensione del libro di Massimiliano Papini edito da Laterza (436 pp., 25 euro)

In un discorso del 54 a. C. Cicerone cita con toni di viva approvazione la seguente massima, che si trova all’inizio delle Origines, la più importante opera di Catone il Censore (234-149 a. C.): “Gli uomini illustri e grandi devono rendere conto dell’otium non meno che del negotium”. Cicerone, fine politico oltre che notevole intellettuale, aveva ben compreso che i potenti vengono giudicati non soltanto per il comportamento pubblico, ma anche per quello privato, che si concretizza soprattutto nelle scelte relative al modo di trascorrere il tempo libero, quello del riposo, l’otium appunto.

In questo libro Massimiliano Papini, professore di Archeologia e di Storia dell’arte greca e romana presso l’Università di Roma-La Sapienza, colloca il lettore a fianco degli imperatori romani, partendo da Augusto per giungere sino a Diocleziano e Giuliano, cioè circa alla metà del IV secolo. Seppur oberati da innumerevoli impegni, questi uomini potentissimi dedicavano, pressoché tutti i giorni, alcune ore al riposo, alla lettura, alle pratiche ludiche. La scelta dell’otium dipendeva dall’indole di ciascuno: Augusto, dopo pranzo, si concedeva un breve riposo appoggiandosi una mano sugli occhi; Nerone è rimasto famoso per i bagordi a cui partecipava di buon grado; Vespasiano amava andare a passeggio in lettiga e non disdegnava la compagnia di una concubina. Riguardo alla dimensione erotica dell’otium, sulla quale tanto si è detto, scritto e pure favoleggiato, come se nella Roma antica non si pensasse ad altro, si può affermare che tale dimensione non mancò, ma va pure detto che molti imperatori la praticarono con misura e non ne incentivarono la diffusione. Accanto a uomini dediti ai piaceri più sfrenati – pochi, per la verità – ne troviamo altri dai costumi sobri e dai comportamenti improntati alla frugalità. Per altro, non bisogna sottovalutare il problema della veridicità delle testimonianze di cui disponiamo per ricostruire le gesta di questi personaggi. Papini sottolinea la particolare importanza delle proprietà che gli imperatori avevano nella cintura verde intorno Roma (gli horti): lì alcuni di loro trascorrevano una parte rilevante dell’otium, cosa che, per altri, accadeva in splendide ville situate nel Lazio e in Campania. Quasi sempre con prudenza, in quanto – asserisce l’autore – “l’otium a Roma è guardato con diffidenza perché sentito come antitetico all’ideologia dell’impegno e al primato degli affari (negotia) al servizio della collettività”.

 

Massimiliano Papini
Il riposo dell’imperatore. L’otium da Augusto alla tarda antichità
Laterza, 436 pp., 25 euro

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