una fogliata di libri

Il libro della pioggia

Francesco Musolino

La recensione del libro di Martino Gozzi, Bompiani, 200 pp., 17 euro

Ci vuole una penna matura e forgiata dalla vita per saper raccontare il dolore senza perdersi fra le lacrime, dando importanza ai singoli gesti, immergendosi nei ricordi senza la pretesa di trovare il senso ultimo della vita. Una lezione che Martino Gozzi trasmette sulla pagina del suo memoir, Il libro della pioggia, pubblicato da Bompiani.

Ferrarese, classe 1981, traduttore, autore – nel 2004 ha pubblicato il suo primo romanzo, Una volta Mia con peQuod, seguito da Giovani promesse (2009) e Mille volte mi ha portato sulle spalle (2013, entrambi per Feltrinelli) – nonché amministratore delegato della Scuola Holden di Torino. 

Gozzi riannoda i fili della memoria con una prosa pulita e luminosa, prendendo per mano il lettore in mezzo alla tempesta, con l’intenzione di narrare un legame di lungo corso e la morte dolorosissima di Simone, un amico d’infanzia, un sodale di tante avventure, facendo i conti con il peso dell’assenza e quella necessità di strappare ancora un lembo di tempo solo per guardare indietro un’ultima volta e abbracciarsi più stretti.

L’uno più vecchio dell’altro di tre anni, Simone e Martino sono legati da un’amicizia di lungo corso. Simone suona il basso mancino alla Paul McCartney, ha una band, compone musica ed è quel tipo di persona che coglie l’empatia, spalancando il sipario della vita. Una pietra di paragone per il suo amico che, alla sua scomparsa, sceglie di raccontarlo con pudore e dolcezza. La sua malattia si chiama leucemia, “la sberla” che scuote la compagnia degli amici – ormai adulti e dispersi nel mondo – ciascuno alle prese con la propria esistenza, contesa fra figli, lavoro e quelle cose piccole ma inevitabili come l’andare a fare la spesa. Gozzi attraversa una dolorosa cesura, salutando la giovinezza e il mito stesso dell’immortalità, delle possibilità infinite, della felicità inevitabile.

Anziché spingere via il dolore, attraversarlo di gran fretta o peggio, crogiolarsi in un susseguirsi di parole non dette e momenti riletti all’insegna di un’epica moderna dello sconforto, nel Libro della pioggia Gozzi si prende del tempo per affrontare il lutto, riflettendo sul senso ultimo della scrittura e su “la meraviglia della perdita allo stesso tempo oscura e luminosa”, accettando che la sofferenza sconfini nei ricordi senza corroderli, per poi alzare gli occhi verso l’avvenire. Non senza rimpianti ma con la consapevolezza d’aver vissuto, insieme. 

 

Il libro della pioggia
Martino Gozzi
Bompiani, 200 pp., 17 euro

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