una fogliata di libri

Seiobo è discesa quaggiù

Iuri Moscardi

La recensione del libro di László Krasznahorkai, Bompiani, 516 pp., 25 euro

Leggere questo libro di László Krasznahorkai, magistralmente tradotto da Dóra Várnai, è come entrare in un’altra dimensione. Merito di uno stile unico, che – come un sortilegio – ci tiene incollati alla pagina grazie a frasi così lunghe e perfette da sembrare scritte da Proust, con le virgole a segnalare le svolte della narrazione mantenendo però l’organicità dell’opera. I racconti in cui è diviso sono diversissimi tra loro: elencati nell’indice con salti continui (dopo il 5 l’8, dopo il 144 il 233), ciascuno dimostra come l’arte riesca a sottrarci letteralmente al quotidiano. Per questo i personaggi sono così stranianti: è come se entrassero in dimensioni parallele, dove allo spazio e al tempo di ogni giorno si sovrappongono un tempo e uno spazio alternativi.

 

Non resta che affidarsi alla volontà dell’autore: avanzando nella lettura, ci accorgiamo di un senso di unità nella diversità. Il primo racconto trasfigura in soggetto artistico un airone bianco nell’attimo esatto in cui sta scandagliando l’acqua di un fiume alla ricerca di cibo: un modo per mostrarci un diverso scorrere del tempo e riflettere sugli istanti che perdiamo quando non prestiamo attenzione alla vita che ci circonda. La narrazione salta poi dal Giappone dei rituali buddisti di Inazawa e Ise, seguiti in ogni minimo dettaglio, alla ricerca delle origini dell’Alhambra, a Granada; dalla Perugia quattrocentesca del Perugino a una disperata scalata verso l’Acropoli nell’Atene di oggi; e poi un angolo di Romania, la Svizzera di inizio Novecento, la Scuola Grande di San Rocco a Venezia e Barcellona.

 

Succede anche, come in nella “Regina esiliata”, che la narrazione scavalchi secoli rappresentando – e riscrivendo – una pittura di Filippo Lippi e il suo mitologico soggetto, ovvero la regina Vashti raccontata nel Libro di Ester della Bibbia. Più che altrove, qui e nella “Vita e l’arte del maestro Inoue Kazuyuki”, che racconta la mediocre infanzia e la sublime maestria di un attore del teatro tradizionale giapponese, sta il segreto del libro: solo l’arte ci permette di trascendere il quotidiano, è l’unico modo per entrare in contatto con il divino, lo straordinario, il fuori dal tempo. Non importa di quale religione siamo e nemmeno se siamo credenti, ci basta leggere le pagine di questo libro incredibile per accorgerci del potere dell’arte. Un potere che Krasznahorkai, supremo tra tutti gli artisti del suo libro, riafferma con la maestria della sua scrittura e del suo stile unico.

   

Seiobo è discesa quaggiù
László Krasznahorkai
Bompiani, 516 pp., 25 euro

Di più su questi argomenti: