Cento miracoli

Roberto Persico

La recensione del libro di Zuzana Ružicková, Guanda, 396 pp., 22 euro

Davvero la vita di Zuzana Ružicková è tramata di cento miracoli. Il più grande, essere sopravvissuta ad Auschwitz. Sopravvissuta al momento tremendo della “Selektion”: a destra i salvati, inviati alle squadre di lavoro fuori dal campo, a sinistra i destinati alle camere a gas. La madre è davanti a lei – piccolo miracolo: le due sono riuscite a non essere mai separate – e viene mandata a sinistra. Lei si spaccia per insegnante di ginnastica e viene indirizzata a destra. Ma si sposta a sinistra. “Stupida oca – sbraita il tedesco – dove vai? Sbagli, vai verso la morte!”. “Avete già ucciso mio padre. State per uccidere mia madre. Non voglio più vivere”. L’altro ha un sussulto di umanità: “Spostati, vecchia capra”, apostrofa la madre, e la spedisce fra i salvati. Un miracolo sarà sopravvivere nel campo di lavoro di Amburgo, dove centinaia di detenuti obbligati al lavoro anche durante le incursioni muoiono sotto le bombe degli Alleati. Un miracolo sarà sopravvivere a Bergen-Belsen quando una notte, allo stremo delle forze, scava a mani nude un passaggio sotto il reticolato – non ha bisogno di molto spazio, pesa ventisette chili – per strappare una barbabietola dal campo confinante, una guardia la vede ma rinuncia a sparare. Un miracolo è sopravvivere all’epidemia di tifo che decima i detenuti del campo nelle ultime settimane di prigionia, e un altro sopravvivere al primo cibo offerto dagli inglesi, per tanti vorrà dire la morte.
Un miracolo è che a guerra finita le sue dita, “nodose e rovinate dal dissotterrare i tubi e trasportare mattoni”, tornino a scorrere sulla tastiera. Perché Zuzana Ruůžičcková è una musicista. Da sem-pre ha la musica nel sangue. Adora Bach, ama il pianoforte e soprattutto il clavicembalo, con il suo suono così particolare. Un altro piccolo miracolo è il fatto che intraprenda una carriera internazionale, in un tempo in cui né uno strumento così fuori moda né l’appartenenza al popolo ebraico sono ben viste nella Cecoslovacchia comunista. Ma l’occidente paga bene, il governo affamato di valuta pregiata trattiene l’ottanta per cento dei compensi, e così Pragakonzert le organizza concerti e registrazioni. Comunicandoglieli sempre all’ultimo momento, per evitare che possa pianificare qualche fuga. La registrazione delle opere complete per tastiera di Bach realizzata in Francia tra gli anni Sessanta e Settanta è ancora oggi una pietra miliare della discografia. Lo spazio è finito. Peccato. Perché di miracoli da raccontare ce ne sarebbero ancora tanti. 
  

Cento miracoli
Zuzana Ružicková
Guanda, 396 pp., 22 euro

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