Biglietto blu

Gaia Montanaro

La recensione del libro di Sophie Mackintosh. Einaudi, 304 pp., 19,50 euro

“A volte mi accorgevo del fatto che c’era un posto dove non potevo andare. E ci volevo andare. Chi non l’avrebbe voluto, sentendosi dire che era impossibile? La maternità era l’estrema perversione; altrimenti nota come amare ed essere amata. L’unica che mi era preclusa”. Calla vive in un mondo dove alle donne è preclusa la scelta, in particolare su un fattore decisivo come quello di diventare o meno madre. Con le prime mestruazioni, ogni ragazza partecipa a una lotteria durante la quale viene assegnato un biglietto blu o bianco. Che deciderà il destino futuro. Biglietto bianco comporta l’essere considerata adatta a diventare madre, il biglietto blu prepara invece a una vita indipendente, fatta sì di relazioni ma nessuna delle quali dovrà portare alla maternità.

 

In questo sistema rigido e binario però Calla si ribella. Si ribella perché sente crescere dentro di sé un desiderio diverso, che pian piano si fa strada. Una voce, che non riesce più a ignorare. Che non ha motivo vero per ignorare. “Voglio. In quel sentimento c’è una purezza che mancava alle altre sensazioni, una grande semplicità, pur restando la cosa più complicata del mondo”. Calla nasconde fin che può la gravidanza, ma quando è diventata troppo evidente deve mettersi in fuga, per sopravvivere lei e far sopravvivere la sua bambina. Perché ha trasgredito le regole, ha scelto di riprendersi il proprio libero arbitrio.

E questo, nel suo mondo, ha un prezzo. Lo sa bene il dottor A, con cui Calla fin da bambina è costretta a confrontarsi in sedute psicoterapeutiche che dovrebbero tenere a bada i desideri non conformi, contingentare pensieri e azioni. Ma ormai qualcosa si è incrinato per sempre nella ragazza dal biglietto blu che ha deciso di diventare bianca. O forse semplicemente ha riconosciuto che il suo essere blu non escludeva la presenza del bianco. Che si può essere  molte cose insieme, che i desideri sono anche fatti di contraddizioni, spesso da accogliere più che dà reprimere o relegare all’inesplorabile. “Avevo sempre voluto di più, e avevo creduto che fosse intrinsecamente una cosa buona, che, anche quando non sapevi esattamente dove un’esigenza ti avrebbe portato, il fatto stesso di cercare di soddisfarla poteva essere illuminante. O quantomeno divertente”.

La penna asciutta e allo stesso tempo poetica di Sophie Mackintosh ci restituisce un racconto che ha al suo cuore il valore della possibilità di scegliere, il tempo necessario per scoprire ciò che si desidera e per provare a perseguirlo. Attraversando la nebbia fitta ma portando la propria chiarezza con sé.

 

Sophie Mackintosh
Biglietto blu
Einaudi, 304 pp., 19,50 euro

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