Una fogliata di libri

Achille. Il midollo del leone

Flaminia Marinaro

La recensione del libro di Giovanni Nucci, Salani, 160 pp., 12,90 euro

Tra i tanti dei, semidei e superuomini della letteratura, dell’epica e del mito, Achille probabilmente è il più ammirato, invidiato e odiato. La sua storia ha inizio molto prima della sua nascita, nelle lacrime della madre, la dea Teti, costretta a prevederne la morte, splendida, “tanto splendida che il suo racconto sarebbe diventato eterno ancora prima che accadesse”. Con un approccio narrativo impeccabile, Giovanni Nucci raccoglie una sfida complessa e ricostruisce la vicenda emotiva ed esistenziale di Achille con precisione storiografica e filologica. Non un libro per ragazzi, come indicato nella quarta di copertina, ma un approfondimento di rara chiarezza per chiunque si voglia avvicinare alla lettura critica di un testo classico. Quasi una missione impossibile quella di far passare come semplice il racconto più iconico e complesso di tutti tempi. Giovanni Nucci attualizza un’opera immortale come l’Iliade per renderla comprensibile a tutti. Indaga la personalità del principe di Ftia, il più valoroso tra i condottieri, con la distanza neutra e partecipe dello storico, e la lettura psicologica dei suoi dubbi e tormenti. Sotto forma di romanzo, non tralascia nulla dell’impianto scenico dell’opera, analizza ogni dettaglio della personalità di Achille, “veloce non solo per come correva ma anche nei pensieri, nel modo in cui ragionava o reagiva, era la velocità come la si può trovare nella natura: improvvisa, imprevedibile e meravigliosa”. Ogni personaggio trova spazio in un capitolo a sé, come fosse un’istantanea scattata da un osservatorio privilegiato dal quale l’autore inquadra immagini anche meno conosciute dell’Iliade con un fuoco diverso. Negli anni Cinquanta, Italo Calvino sosteneva in un saggio che l’unico nutrimento per una morale rigorosa e per una padronanza della storia è il midollo del leone, lo stesso che Giovanni Nucci immagina che Achille abbia dentro di sé. Una forza suprema che non poteva che spingerlo verso l’unico destino per lui possibile, combattere quella guerra. Anche gli dei sapevano che non c’era modo che le cose andassero diversamente. Fino alla fine sarebbero andate in quel modo, fino alla morte di Ettore, unico balsamo per l’immenso dolore della perdita di Patroclo. Solo in quel momento il grande Achille si sentì solo, triste e misero, e prese coscienza che “non era la forza a renderlo un eroe e nemmeno la velocità ma la consapevolezza di dover morire. Il midollo del leone”.

   

Achille. Il midollo del leone

Giovanni Nucci
Salani, 160 pp., 12,90 euro

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