Una fogliata di libri

La valle oscura

Andrea Frateff-Gianni

Anna Wiener (Adelphi, 309 pp., 19 euro)

Spionaggio, misoginia, razzismo e fricchettonismo estremo sono solo alcuni degli ingredienti che compongono la miscela esplosiva presente in La valle oscura di Anna Wiener, lo straordinario memoir scritto dalla columnist del New Yorker e pubblicato in Italia da Adelphi, sulla sua esperienza lavorativa nel mondo del tech a San Francisco, nella Silicon Valley. In parte storia di deformazione, in parte ritratto di un’èra ormai passata, Uncanny Valley è un racconto in prima persona sulla cultura delle startup deliranti e spericolate in un momento di ambizione incontrollata, sorveglianza non regolamentata, fortune selvagge e altre sciccherie del genere. “Era l’epoca dei big data, complesse collezioni di dati rese possibili dalla crescita esponenziale della potenza di calcolo, e immagazzinate, secondo la moda, nel cloud. I big data interessavano ogni settore: scienza, medicina, agricoltura, istruzione, ordine pubblico, sorveglianza. Le scoperte giuste potevano valere oro, ispirando nuovi prodotti, rivelando la psicologia dell’utente, o dando origine a campagne pubblicitarie ingegnose ed estremamente mirate. Non tutti sapevano perché avevano bisogno dei big data, ma tutti sapevano di averne bisogno”, scrive la Wiener riguardo al suo arrivo nella Bay Area. Siamo nel 2013 e la nostra eroina, dopo una laurea in materie umanistiche e un lavoro  sottopagato nell’editoria a New York, decide di cambiare vita, si trasferisce in California e scommette sulla rivoluzione digitale: “Quando arrivai a San Francisco, con un nuovo taglio di capelli e due borsoni consumati, mi sentivo intrepida e pionieristica”. Si troverà così in breve tempo a confrontarsi con un mondo pazzesco e sconosciuto dove gli ingegneri sembrano deejay e i colleghi “si muovono a piedi scalzi per uffici che somigliano a circoli ricreativi, indossano leggings di lycra con stampate emoji di unicorni, magliette con le facce di colleghi, collari da bondage, pellicce in stile Burning Man”. La Silicon Valley di Wiener è descritta minuziosamente: per protezione della privacy o per vezzo stilistico però non vengono mai fatti nomi e cognomi. Facebook è il social network che tutti odiano; Airbnb è la piattaforma di condivisione domestica; Git-Hub, l’ultima compagnia per cui l’autrice lavora, è la startup open source col logo di un gatto tentacolare. Wiener però, come già detto, non è un ingegnere ma una semplice narratrice della Silicon Valley che dopo qualche anno entra in crisi e decide improvvisamente di lasciare: “Avrei potuto tenere il mio lavoro per sempre, e fu così che capii che era ora di mollarlo. I soldi e lo stile di vita agiato non bastavano a mitigare il peso emotivo: il sovraffaticamento, la ripetitività, la tossicità ciclica”. Resoconto incantevole e sovversivo, La valle oscura, diventato un caso letterario negli Stati Uniti fin dalla sua uscita nei primi mesi del 2020, restituisce al lettore un sorprendente ritratto di uno di quei luoghi dove sono nate molte delle cose che negli ultimi anni ci hanno letteralmente cambiato la vita.

  

Anna Wiener
La valle oscura
Adelphi, 309 pp., 19 euro

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