recensioni foglianti

Il cielo può cadere

Alessandro Moscè

Allen Eskens
Neri Pozza, 359 pp., 18 euro

Allen Eskens è stato un avvocato per molti anni (ora esercita la professione di giornalista e si è a lungo occupato di scrittura creativa), per cui nella veste di scrittore sa bene come scrivere una difesa, come impiantare una causa, come indagare sui fatti che si traducono in un illecito, nello specifico in un tremendo omicidio. Il cielo può cadere è un romanzo in cui il sali e scendi del ritmo è incalzato dal muoversi di Max Rupert, poliziotto che scopre l’assassinio di una donna dai capelli rossi. L’elemento inedito è che il cadavere presenta delle ferite ed è stato completamente denudato. Solo un paio di orecchini consentono di identificare il soggetto (si chiama Jennavieve Pruitt) e di risalire al marito, noto avvocato, spregiudicato, che agisce ai limiti del consentito pur di vincere le sue battaglie, arrivando perfino a falsificare perizie e documenti. L’ipotesi avallata è che la donna sia stata uccisa appena uscita dalla doccia con una pugnalata alla gola e che il criminale volesse buttarla in un cassonetto, ma abbia finito per sbarazzarsene lasciandola in un parcheggio. L’inchiesta è difficile, come lo è il contesto ambientale, con un alto tasso di timore diffuso e con vicende pericolose nonostante il respiro di Max Rupert sia sempre lento e impercettibile. La matassa da sbrogliare porta quest’uomo solitario, che ha perso prematuramente la moglie, a mettere il cuore nella sua indagine. “C’è una nebbia in grado di appannare il cervello, una melma densa e febbrile che ottunde il suono e il pensiero, con un effetto simile a quello che si prova quando si va sott’acqua nella vasca da bagno. Max aveva sperimentato quella nebbia dopo la morte della moglie”. Il cielo può cadere è un libro in cui i personaggi sembrano tutti sul limite di un abisso, pesanti anche nella fisicità, ma che potrebbero diventare leggeri cadendo nel vuoto. Il poliziotto trova sulla sua strada Boady Sanden, che non svolge più il lavoro di legale in quanto ha perso fiducia nella professione dopo un errore che è costato la vita a un innocente. Sanden assume le vesti di detective e ritrova, improvvisamente, lo smalto di una volta. In ballo c’è la morte di una quarantacinquenne e il senso di giustizia alimentato dall’omertà di chi ruota intorno al marito della vittima. Allen Eskens non descrive solo ciò che accade, ma entra con sagacia nell’anima degli individui, nell’irrisolutezza della loro personalità, nella malvagità, nella devianza. Thriller, giallo, noir, mistery: come definire il romanzo? Una miscela esplosiva dove è inalterato il clima di suspense che non fa cadere di tono la scrittura e non annoia il lettore, anche in ragione del molto dialogo che corrobora il contraddittorio, dove le parole aleggiano nell’aria intensamente, ma che potrebbero piombare addosso colpendo con una sferzata il malcapitato. Il linguaggio migliore per questo genere di libri è senz’altro la parlata scritta, l’equivalente di quella orale. Le parole creano mondi, vite passate e parallele, formule, imprevisti. La realtà si esprime come la mente, in un’invocazione che arriva da veri e propri giacimenti psicologici.

 

IL CIELO PUO' CADERE
Allen Eskens
Neri Pozza, 359 pp., 18 euro

Di più su questi argomenti: