recensioni foglianti

Thomas More e la sua Utopia. Studi e prospettive

Maurizio Schoepflin

Francesco Ghia e Fabrizio Meroi (a cura di)
Olschki, 186 pp., 26 euro

Desidero iniziare questa recensione evidenziando la seconda parola del sottotitolo del libro al quale essa è dedicata: “Prospettive”. Perché tale sottolineatura? Perché non può passare inosservato il fatto che quel termine ha in sé una forte connotazione che fa decisamente pensare al futuro, cosa che colpisce quando si consideri che il volume riguarda un’opera pubblicata a Lovanio oltre mezzo millennio fa, precisamente cinquecentodue anni orsono, da uno dei massimi protagonisti dell’umanesimo europeo, Thomas More, padre di famiglia esemplare, uomo di stato abile e integerrimo, intellettuale di primissimo piano, beatificato nel 1886, canonizzato nel 1935 e proclamato patrono dei governanti e dei politici nel 2000. Cinque secoli e non dimostrarli: è il caso dell’Utopia, questo capolavoro che ha conosciuto una fortuna immensa e che è ormai da tempo annoverato fra i grandi classici della cultura occidentale, un’opera sulla quale si può e si deve tornare a indagare e a discutere, come è stato fatto a Trento nel novembre del 2016, proprio in occasione del cinquecentesimo anniversario della pubblicazione dello scritto moreano, in un convegno dei cui lavori questo libro rappresenta un risultato assai significativo. Nell’Utopia si intrecciano politica e religione, filosofia e storia, erudizione e ironia, e ciò rende possibile avvicinarsi all’opera secondo molteplici angolature, come dimostrano con chiarezza gli autori dei dodici interventi contenuti nel testo (nell’ordine: Piaia, De Luise, Nobile, F. Ghia, Pinchard, Meroi, Celada Ballanti, G. Ghia, Altini, Boffi, Vanini, Moschini).
Nella prima parte del libro sono contenuti saggi che si concentrano sulle fonti dell’Utopia e che la prendono in esame in riferimento al contesto umanistico-rinascimentale; nella seconda sezione figurano interventi che ricostruiscono la fortuna del testo di More e lo fanno dialogare con la modernità e la contemporaneità.
E proprio in virtù di questo dialogo si aprono davanti al lettore le “prospettive” alle quali ho accennato all’inizio e che dimostrano la modernità del capolavoro moreano, che ha mantenuto una straordinaria attualità in quanto concepito secondo uno schema che in uno degli interventi viene così sintetizzato: “L’utopia è un’esigenza e un bisogno: per questo mantiene vivo l’esercizio dell’impegno morale, della cura e dell’attenzione critica; deve mantenere la sua carica polemica come stimolo al pensare critico del proprio tempo e questo è possibile solo nella dimensione dell’ironia e del divertimento: un modo molto socratico di muoversi.
L’Utopia di More conserva questo spirito e questa dinamica. Un movimento critico e un movimento propositivo utile allo sviluppo di una nuova storia”. Nella speranza, magari, che l’ou-topia, ovvero il “luogo che non c’è”, sia in realtà l’eu-topia, ovvero il “luogo del bene e della felicità”.

 

THOMAS MORE E LA SUA UTOPIA. STUDI E PROSPETTIVE
Francesco Ghia e Fabrizio Meroi (a cura di)
Olschki, 186 pp., 26 euro

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