recensioni foglianti

Che cos'è il bolscevismo

Maurizio Schoepflin

Lev Šestov
La Scuola, 154 pp., 12 euro

Ieguda Lejb Švarcman – questo il nome originario del grande pensatore russo Lev Šestov – nacque a Kiev nel 1866 e morì a Parigi nel 1938. Si era trasferito nella capitale francese nel 1920 e, nel settembre di quello stesso anno, aveva pubblicato sulla famosa rivista letteraria Mercure de France un saggio intorno alla natura del bolscevismo, salito al potere a Mosca dopo la rivoluzione del 1917. Si tratta di uno scritto piuttosto breve, la cui tesi centrale viene proposta dall’autore già nelle prime pagine, laddove, a proposito delle azioni che i rivoluzionari comunisti capeggiati da Lenin stanno compiendo in Russia, egli scrive: “Laggiù le persone non uccidono altre persone, bensì la loro stessa patria … E se il regime di Nicola I, come quello della maggioranza dei suoi predecessori e dei suoi successori, merita giustamente il nome di dispotismo ottuso, ancora più giustamente con tale termine si può caratterizzare il dispotismo dei bolscevichi”. Analizzando la situazione venutasi a creare nella sua terra d’origine a tre anni dall’avvento dei comunisti, Šestov non usa mezzi termini e descrive un paese letteralmente stremato, con le campagne devastate dalla fame e dal freddo e l’odio che si diffonde fino a determinare un clima in cui tutti sono contro tutti, mentre – tragica ironia – giornalisti, intellettuali e funzionari ciechi e compiacenti continuano a parlare del “futuro paradiso socialista”. Secondo l’autore, bisogna sfatare l’idea che la rivoluzione abbia recato qualche novità positiva: essa, in realtà, ripropone metodi e contenuti vecchi e li impone conculcando ogni libertà; per queste ragioni si deve affermare – sostiene Šestov – che il bolscevismo è di fatto reazionario. La condanna šestoviana è totale: agli occhi del filosofo ucraino il regime instaurato a Mosca è “brutale”, “parassitario” e “idealista” nell’accezione peggiore del termine, ovvero intenzionato a imporre alla società schemi teorici elaborati a tavolino, incapaci di portare autentica giustizia e che possono essere applicati soltanto mediante l’oppressione e il terrore. L’atto di accusa di Šestov è senza appello: del bolscevismo egli non salva nulla e le sue critiche risultano davvero lungimiranti, come la storia del XX secolo si è incaricata di dimostrare. Pertanto, la lettura di questo suo lavoro, tradotto per la prima volta in italiano e preceduto da un’ampia e articolata Introduzione di Dario Borso, permette non soltanto di comprendere che cosa fu il comunismo leninista, ma anche quali e quante siano state le nefaste conseguenze del suo successo.
A questo proposito, suonano drammaticamente profetiche le seguenti parole che leggiamo al termine del saggio: “Il bolscevismo ha iniziato con la distruzione, ed è incapace di ogni altra cosa che non sia la distruzione”. 

 

CHE COS'E' IL BOLSCEVISMO
Lev Šestov
La Scuola, 154 pp., 12 euro

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