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Bruckner: “Le difese immunitarie della Francia stanno cedendo, l'islamismo vince”

Il saggista sul Figaro riflette sui cinque anni dalla strage di Charlie Hebdo: “Un editore inglese mi ha stracciato un contratto per le mie idee sull'islam”

Nonostante la spettacolare manifestazione in reazione all’attentato contro Charlie Hebdo dell’11 gennaio 2015, la società francese ha interiorizzato i divieti che l’islamismo voleva imporle, secondo il filosofo e scrittore Pascal Bruckner.

 

Le Figaro – Cinque anni dopo l’attentato di Charlie Hebdo come giudica il rapporto di forza tra la République e l’islamismo? Nel complesso, siamo usciti dalla negazione della realtà?

Pascal Bruckner – Ho piuttosto l’impressione che le nostre difese immunitarie siano crollate e che l’islamismo stia vincendo. Le sue principali rivendicazioni sono state soddisfatte: più nessuno osa pubblicare caricature di Maometto. Il “correttismo politico” richiede di sorvegliare il nostro linguaggio con una rinnovata precauzione. Prevale l’autocensura. L’antirazzismo è più che mai l’alibi della negazione della realtà. L’11 gennaio 2015 è andato in scena l’ultimo atto di resistenza: poco a poco sono tornati i pudori. Le grandi scuole e le università sono infiltrate dagli indigenisti e dai decolonialisti. Le espressioni di odio vengono dirette contro quelli che resistono all’oscurantismo e non contro quest’ultimo. Per non parlare della psichiatrizzazione del terrorismo per scagionare meglio l’islam: “Allah Akbar” è diventato, a detta degli specialisti, il grido di battaglia di tutti gli schizofrenici e di tutti i bipolari col coltello. Ora, ogni volta che un folle di Dio commette un assassinio, come è accaduto alla prefettura di polizia di Parigi lo scorso ottobre, viene organizzata una grande manifestazione contro l’islamofobia. Perché la “comunità musulmana” si sente umiliata!

 

Si possono dire meno cose rispetto a cinque anni fa?

Ci si è abituati all’intollerabile. Se agli inizi degli anni Duemila ci avessero detto che una ventina di vignettisti e intellettuali francesi avrebbe dovuto vivere sotto scorta, nessuno ci avrebbe creduto. La soglia di sottomissione è aumentata. Ogni mese vengo insultato per strada, apostrofato con ogni sorta di epiteto offensivo e mi viene chiesto: “Quanti ebrei ti hanno pagato?”. Nel 2019, un editore britannico ha stracciato uno dei miei contratti in ragione delle mie opinioni sull’islam radicale. Non ero mai stato oggetto di una tale censura.

 

Secondo lei la sinistra ha preso coscienza della posta in gioco?

Assistiamo all’estensione del dominio dell’islamosfera a sinistra, in particolare nella France insoumise (il partito della sinistra radicale, ndr). La traiettoria di Jean-Luc Mélenchon è significativa: dall’elogio funebre di Charb, è passato alla difesa dell’antisemitismo di Corbyn (…).

 

Sono state fatte molte cose nel campo della sicurezza. La questione più profonda, quella del modello di civiltà, è stata affrontata in maniera adeguata?

La guerra contro il terrorismo è allo stesso tempo una necessità e un’illusione. Mentre affrontiamo i jihadisti, i salafiti muovono le loro pedine, impongono le loro visioni e i loro costumi, moltiplicano le provocazioni, disgregano l’islam moderato. Le due armi del Terrore e della Predicazione vanno di pari passo perseguendo lo stesso obiettivo: la reislamizzazione della umma, e in seguito quella dell’Europa. Come disse il mentore dei Fratelli musulmani, Yusuf al-Qaradawi, “la conquista non avverrà con la spada, ma con il proselitismo e l’ideologia”. Terrorismo e integralismo sono fratelli gemelli che hanno lo stesso obiettivo: instaurare una contro-società nelle nostre periferie. Quando è uscito il libro di Houellebecq, “Sottomissione”, nel gennaio 2015, Emmanuel Carrère ha scritto un bell’articolo di elogio, ma ha sostenuto una tesi che non condivido: a suo avviso, così come il mondo romano ha ceduto dinanzi alla rivelazione cristiana, il nostro mondo occidentale moderno finirà per soccombere alle attrattive della civiltà islamica. Non è impossibile, ha scritto, che “l’islam sia più o meno nel lungo periodo non il disastro, ma il futuro dell’Europa, allo stesso modo in cui il giudeo-cristianesimo è stato il futuro dell’Antichità”. Temo che si sbagli: l’islam che si diffonde oggi non è più quella grande civiltà che suscitava l’ammirazione di Voltaire, Montesquieu e Bonaparte in Egitto. E’ una religione malata, come diceva il tunisino Abdelwahab Meddeb, una fede in agonia, come si spingerà a scrivere il poeta siriano Adonis. L’islamismo agisce con la ferocia di una bestia ferita che vuole imporre la sua patologia al mondo intero. I suoi primi nemici sono i musulmani moderati.

 

Non è vero dunque che gli attentati del 2015 hanno agito come un ago risvegliando le nostre coscienze occidentali?

Per alcuni mesi, nel 2015-2016, abbiamo visto apparire bandiere francesi alla finestra. Ma rapidamente, l’odio di sé, caratteristico della nostra epoca, ha preso il sopravvento. L’America ha commesso errori enormi in reazione al terrorismo, ma ha il patriottismo e la religione. Noi abbiamo soltanto il debole riparo della laicità per resistere al fanatismo. Penso tuttavia che la Francia sia il solo paese che offre ai musulmani la possibilità di emanciparsi dalla loro tradizione, il diritto di credere o non credere, di vivere con una certa indifferenza religiosa.

 

Il comunitarismo può essere il terreno fertile di una radicalità guerriera. Nel nostro paese, si sviluppa in maniera inquietante. Cosa fare per riconquistare i territori perduti?

Si è troppo ossessionati dai simboli come il velo e le uscite scolastiche, si opprimono troppo i musulmani e non abbastanza gli islamisti. Bisogna lavorare per distinguere i primi dai secondi. Invece di moltiplicare i discorsi marziali, i politici dovrebbero utilizzare la tattica della taqiya (la dissimulazione) dei salafiti: parlare meno e fare di più. Chiudere le moschee radicali, espellere gli imam che predicano odio, dissolvere alcune associazioni indigeniste e comunitariste. E perché non vietare i Fratelli musulmani, diffusori del jihadismo? Il ministero del verbo e della trasparenza sono le due piaghe della République: per smantellare le strutture salafite vicine ai Fratelli musulmani, la discrezione è la migliore garanzia di efficacia. I nostri pudori democratici ci paralizzano.

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