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Terrazzo

Se n'è andato Paolo Di Paolo (1925-2023), dal Mondo alla Dolce Vita fino alla riscoperta

Michele Masneri

Il fotografo è morto oggi nella sua Larino, il piccolo paese in Molise dove era nato e aveva voluto tornare per passare i suoi ultimi giorni

Cè tutta una letteratura sul morire nei giorni delle scomparse celebri (qui si ricorda il giorno in cui morì Gil Cagné, visagista delle dive, lo stesso giorno dell’Avvocato Agnelli). Così, ecco lo strano destino di Paolo Di Paolo, morire lo stesso giorno di Silvio Berlusconi. Ma Di Paolo non è per niente un minore, e i social già rigurgitavano oggi delle sue foto di un bianco e nero di lancinante eleganza.

 

Di Paolo  è mancato oggi nella sua Larino, il piccolo paese in Molise dove era nato e aveva voluto tornare per passare i suoi ultimi giorni, assistito dalla moglie e dalla figlia Silvia che in qualche modo l’aveva fatto “nascere”. Sì perché  Di Paolo è stato protagonista di una storia romanzesca che ne faceva la Vivian Maier italiana. Era stato un primario fotoreporter della Dolce Vita, e poi deluso dalla fine di quel mondo aveva cambiato strada attaccato la macchina fotografica al chiodo, s’era dato ad altri progetti, disegnando tra  l’altro il calendario dell’Arma dei Carabinieri (!) e solo molti anni dopo la figlia Silvia aveva riscoperto un archivio (narra la leggenda, in cantina, cercando gli sci).

 

E lì, un “tesoro”. Foto di Mastroianni, Magnani, Pasolini di cui, saltò fuori, era stato il fotografo prediletto, accompagnandolo anche nella “Lunga strada di sabbia”, il reportage su e giù dalla penisola leggendario (ma anche fotografandolo nella famosa posa sul monte Testaccio). Al “tesoro della sua giovinezza” anche un ammirato Bruce Weber aveva dedicato un documentario. E insieme a Gucci dell’epoca Alessandro Michele col Maxxi, Roma aveva regalato un terzo atto fashion e glamour a questo signore elegantissimo e simpatico, che conservava venerandoli  enormi archivi del Mondo di cui era stato collaboratore principe. Così a casa sua si videro finalmente quei paginoni formidabili (“ma leggendolo non si capiva niente, era notoriamente un giornale incomprensibile, serviva però molto a rimorchiare, lasciandone una copia sbadatamente in macchina, ai tempi”, mi confessò). Esilaranti i suoi racconti su Pannunzio e la sua corte, (“l’unico figlio di madre inglese chenon sa l’inglese”) così come quelli degli esordi –  prima vetrinista, rappresentante di libri, redattore di una “Gazzetta dei concorsi”: poi l’innamoramento (ricambiato) per una Leica vista da un ottico della stazione Termini.   

 

Di Paolo è anche l’unico a fotografare il 6 dicembre 1958 il grande ballo a palazzo Pallavicini  fatale ai belgi, quando Paola Ruffo come nelle storie hollywoodyane assiste l’amica Camilla Pallavicini per il suo debutto in società, e si porta via il principe poi re. Nel ‘66 il Mondo chiude, e si chiude un’epoca. Di Paolo cancella le sue tracce e cambia vita. Ma dopo la riscoperta, Valentino l'aveva celebrato e Bulgari pure, e vedevi questo novantenne felice del suo terzo atto, col suo bastone dal pomo d’argento e i suoi mocassini e gli occhi da dandy ironico, ricongiunto a un passato lontanissimo in cui Roma era  protagonista di splendori e di eleganze cheoggi  sembrano possibili solo in un sogno. 

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  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).