TERRAZZO

Anita Klinz e l'avventura grafica che diede il volto alla Mondadori

Giacomo Giossi

Una grande direttrice artistica, per non dire unica. Divenne infatti il punto di riferimento per la definizione dell’immaginario del gruppo editoriale, spaziando dalle collane editoriali ai periodici come Epoca. La signora della copertina, in un libro

Se si vuole comprendere cosa ha rappresentato la grafica italiana del secondo Novecento per la cultura e la società di quell’epoca basterebbe per cominciare andare a farsi un giro nei mercatini come nelle librerie di libri usati, e in tal senso Porta Portese pur con i suoi alti e bassi, resta probabilmente il miglior l’archivio emotivo del secolo scorso. Il luogo dove prendere coscienza di come il tempo possa riconoscere (o meglio farci riconoscere) il valore di certi prodotti culturali che divennero fenomeni di massa, non certo a caso, ma grazie a un lavoro di cura (e a intuizioni azzeccatissime) oggi spesso difficile da ottenere. Si è scritto dell’impatto che ebbero i tascabili Mondadori, i cosiddetti Oscar sulla società italiana che proprio grazie alla loro impostazione grafica unita alla distribuzione nelle edicole portarono i libri italiani nella modernità, ma insieme a loro – a ricostruire una visione culturale agli italiani – contribuirono fortemente la collana rilegata Omnibus e gli Urania. A coordinarne l’immagine fu una grande direttrice artistica, per non dire l’unica nel mondo editoriale di allora, Anita Klinz, a cui è dedicato un bellissimo volume a cura di Luca Pitoni, Ostinata bellezza, edito dalla Fondazione Mondadori. 

 

Nata nell’allora Istria italiana oggi Croazia, Anita Klinz divenne infatti il punto di riferimento per la definizione dell’immaginario del gruppo Mondadori, spaziando dalle collane editoriali ai periodici come Epoca che allora avevano un peso estremamente rilevante nella quotidianità delle persone: non si trattava come oggi di ragionare attorno a tirature di qualche centinaia o al massimo di qualche migliaia di copie, ma di centinaia di migliaia. Anita Klinz seppe gestire con autorevolezza, e con quella che oggi si definisce visione, un ruolo tanto più complesso se si pensa che solo un’altra donna, Lora Lamm, seppure in ambito più commerciale ebbe un incarico simile per Rinascente e Pirelli. Klinz innovò l’immagine del libro italiano, coinvolse illustratori come Ferenc Pinter che faranno la storia dell’estetica del marchio Mondadori e seppe dare forma ad una collana come Urania che fu avveniristica quanto popolare, per non parlare dei Gialli Mondadori che definirono per sempre in Italia con un colore, il giallo per l’appunto, un genere. Ma il grande salto, Klinz lo compie passando da un grande editore generalista come Mondadori a un editore di cultura raffinato ed eclettico come Il Saggiatore, fondato da Alberto Mondadori in cerca di una propria autonomia dal padre Arnoldo. Qui con la complicità dell’editore, Klinz darà forma a collane come quella dei Gabbiani, che ripropongono una sorta di copertina progetto a indicare la dinamicità dell’idea saggiatoriana di libro. E più in generale definirà l’identità di un marchio a cui resterà legata fino agli ultimi giorni di Alberto Mondadori. Il volume di Luca Pitoni restituisce ad Anita Klinz, scomparsa nel 2013, lo spazio e il ruolo che la storia della cultura italiana le deve. 
 

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