Ricetta seriale

SuperSex: la serie che racconta la vita e le opere di Rocco Siffredi

L'attesissima miniserie sul re del porno, ma senza porno, creata da Francesca Manieri. Il pornoattore è interpretato da Alessandro Borghi. Un racconto non per tutti

Gaia Montanaro

Si possono davvero abbattere le barriere che dividono la vita e il porno? Questa è una delle domande tematiche sottese in SuperSex, attesa serie Netflix che racconta la parabola umana e professionale di Rocco Siffredi, tra i più noti pornodivi al mondo. SuperSex è una serie sul re del porno ma senza porno. Ergo, per superare la contraddizione in termini che sta alla base del racconto, la sua creatrice – Francesca Manieri – fa una scelta di campo, intelligente e potenzialmente fruttifera. Raccontare la vita di Rocco Tano come un coming of age, adottando una prospettiva corale. Appare infatti come l’aspetto più curato e interessante la presenza di personaggi secondari che danno corpo alla narrazione, arricchendola e dando sostanza a un racconto che, nella sua direttrice principale (l’avventura professionale di Siffredi), tende giocoforza a una certa ripetitività. Ma andiamo con ordine.
 

Si parte dal racconto di Rocco bambino, nelle case popolari di Ortona in Abruzzo. Famiglia numerosa e pochi soldi. Il piccolo Rocco (interpretato dal bravissimo Marco Fiore) si destreggia tra l’ammirazione spassionata per suo fratello maggiore Tommaso – fratello non di sangue, scavezzacollo e che si accompagna a donne discutibili – e il suo fumetto preferito ovvero SuperSex, il cui super potere è appunto il sesso. Rocco affronta fin da bambino le difficoltà di una vita in salita, gravata dalla perdita di suo fratello Claudio che muore tragicamente e della conseguente implosione emotiva della madre. La fascinazione acritica per Tommaso, nel frattempo ripudiato dalla famiglia Tano, porta Rocco a seguirlo a Parigi. Siffredi ha diciotto anni quando viene iniziato nella capitale francese al mondo del sesso estremo, capendo di avere una dote non comune. Qui Rocco (interpretato in questa fase del racconto da Saul Nanni) scende a patti con questa sua peculiarità che diventa molto presto un’ossessione, un demone assolutizzante che distorce e piega tutto il resto al proprio volere. È in questa fase parigina che Rocco stringe il rapporto con Lucia (Jasmine Trinca), la compagna di Tommaso (Adriano Giannini) con cui Siffredi ha un legame particolarmente confidenziale. Dà lì, la sua carriera prende avvio così come le luci e ombre che accompagnano un mestiere fatto di contraddizioni e ambiguità.
 

La serie ha una buona confezione visiva, la regia di Rovere, Mazzoleni e Carozzini fa il suo e ha il pregio di portare in scena una prospettiva di racconto strategicamente intelligente, con l’utilizzo ampio della voice over di Siffredi che puntella il racconto dando profondità alla sua progressione. Tende però, alla lunga, a soffrire di una certa ripetitività non supplita dalla densità drammaturgica che in qualche caso latita. Sempre bravo Alessandro Borghi, anche in questo caso alle prese con un ruolo insidioso, così come efficaci le interpretazioni dei comprimari come Jasmine Trinca, Vincenzo Nemolato e Tania Garribba. La serie è prodotta da The Apartment e Groenlandia. Era una sfida ardua e difficile, pare riuscita solo in parte. Un racconto non per tutti.

Qual è il tono della serie in quattro battute?

"In mezzo alle cosce dei maschi e delle femmine ci sta la dinamite. Chi controlla quello controlla tutto".

"Nei momenti di massimo dolore, o arriva il superpotere o il dolore ti mangia il cuore".

"Tutti vogliono due cose: scoparsi le donne più belle e smettere di essere poveri. E le due cose vanno sempre insieme".

"È solo carne".