Controversie
Il pregiudizio antisraeliano si abbatte sulle serie tv. Netlix e Apple Tv+ le congelano
L'ondata di antisemitismo ora arriva anche nei prodotti audiovisivi e questo potrebbe compromettere successi globali come "Fauda" e "Tehran", sollevando preoccupazioni riguardo agli scambi culturali e alla percezione dell'intera industria
Cercasi piattaforma senza pregiudizi – diciamo così, ma riscontriamo anche una buona dose di fifoneria, per non parlare del vero motivo: l’antisemitismo che si nasconde negli appelli per i bambini di Gaza, e loro soltanto – che compri e metta in onda, con adeguato lancio pubblicitario, le serie israeliane che tanto successo hanno avuto finora. Per la serietà dei temi, e l’ottima messa in scena. “Fauda”, per esempio – uno degli attori è stato ferito pochi giorni fa, altri avevano davvero fatto parte delle unità speciali. Oppure “Tehran”, serie spionistica con al centro una donna, nata in Iran ma cresciuta in Israele, inviata dal Mossad per manomettere una centrale nucleare (naturalmente le cose si complicano assai). La psico-serie “In Treatment” conta decine di remake: uno anche in Italia, con Sergio Castellitto nella parte dello strizzacervelli. Anche “Homeland” è il remake americano di una serie made in Israel. Poi gli spettatori sono maturati abbastanza per vedere gli originali, come dimostra la popolarità di “Shtisel”: una famiglia ortodossa a Gerusalemme e i suoi problemi di matrimoni combinati – cosa più lontano da noi?
Rischiamo di non vederle più. Non su Apple Tv+ e non su Netflix, perlomeno. Lo scrive Haaretz, notando che l’esplosione ai funerali del comandante delle Guardie della Rivoluzione Qassam Soleimani poteva essere una scena di “Tehran”. La serie stata comprata da Apple TV+ per 20 milioni di dollari, dopo il debutto in Israele. Non è stata l’unica ad avere successo all’estero, e neanche l’unica a raccontare il conflitto tra Israele e i suoi vicini. Dopo l’attacco terroristico di Hamas, a ottobre, e la sacrosanta reazione dell’esercito israeliano, il team di “Tehran” stava dando gli ultimi ritocchi alla terza stagione, programmata su Apple TV+ per il 2024. Procedeva intanto la scrittura e la pre produzione per la quarta stagione, le riprese dovevano iniziare quest’anno. Allo scoppio della guerra, i dirigenti di Apple tv+ ordinarono di sospendere, gli sviluppi della situazione erano imprevedibili. Poi il contrordine: continuate. Son passati tre mesi, e la produttrice Shula Spiegel manifesta molta incertezza sulla circolazione futura della serie. Tutti i distributori e le piattaforme all’estero si stanno chiedendo: voglio davvero qualcosa che arrivi da Israele? e come potrebbe essere raccontata questa storia?
Neftlix ha sospeso con effetto immediato la messa in onda delle serie israeliane. Per esempio la serie “Border Patrol”, acquistata lo scorso settembre dopo la messa in onda negli Stati Uniti. O la serie – comedy drama, dicono gli americani: tragicomica sembra perfino troppo, però c’è la guerra sullo sfondo – “Through Fire and Water”. C’erano già i trailer, sono stati ritirati. Anche sul mercato domestico, le date d’uscita stanno slittando. Le serie israeliane già comprate all’estero stanno sugli scaffali, in attesa di tempi migliori. Saranno programmate quando la situazione sarà più tranquilla. E si pone un altro problema: il rischio d’impresa che le serie israeliane, una volta di sicuro e immediato successo, cominciano a portare con sé. Se compro una serie dalla Svezia, è probabile che non succeda nulla dall’acquisto alla messa in onda. Resta un problema di immagine, che tradotto significa “luoghi comuni”. Dice un produttore (che vuole rimanere anonimo): siamo stati bene accolti in Europa, ma ora i toni stanno cambiando. Dobbiamo far fronte a un sentimento negativo verso il nostro paese, le nostre storie, e i nostri registi e attori. Cercasi distributori e piattaforme lungimiranti, per non privare gli spettatori delle serie molto amate, e di quelle che senz’altro verranno.
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