Ricetta seriale

Jury Duty, un The Office in tribunale

Dodici giurati, undici attori, una commedia ibrida reality/scripted. Un esperimente innovativo, a basso costo e massimo rendimento, per raccontare un contesto professionale come quello delle giurie che si mescola con l'accozzaglia reale di un'umanità varia

Gaia Montanaro

Dodici giurati, undici attori, una commedia ibrida reality/scripted. Questi gli ingredienti di Jury Duty, serie in stile documentario in otto episodi, candidata (a sorpresa) a quattro Emmy Awards e disponibile su Amazon Prime. Un esperimento interessante, innovativo, a basso costo e massimo rendimento. Tutto merito di una scrittura brillante (i creatori della serie sono tra gli autori di The Office) e di attori – consapevoli e inconsapevoli – dal grande potenziale. La serie è ambientata all’interno di una finta aula di tribunale e segue le vicende di Ronald Gladden, un imprenditore ventinovenne di San Diego (attore inconsapevole) che crede di partecipare ad un documentario sul funzionamento di una giuria e il dovere dei giurati ma in realtà è circondato da un gruppo di attori che fanno accadere le cose più improbabili. Tra loro ci sono un attore famoso iper-narcisista e meschino, un nerd in attesa della sua prima esperienza amorosa, un transumanista dagli atteggiamenti assurdi ed un ufficiale giudiziario ruvido e senza filtri. Questi tipi umani ben pensati e costruiti (e qui si sente la mano autorale che con sapienza diversifica i personaggi e padroneggia il genere in cui si muove) riescono a sollecitare perfettamente l’inconsapevole Ronald che svela tutto il suo reale animo empatico ed intelligente, permettendo ad un prodotto decisamente votato alla comicità di veicolare momenti toccanti ed emotivi. Le puntate da mezz’ora ciascuno scorrono via godibili e leggere fino allo svelamento finale – dal titolo Il Verdetto – in cui Ronald scopre il “Truman Show” in cui è stato coinvolto e gli viene dato un premio di centomila dollari. Interessante anche la vicenda audiovisiva che ha coinvolto Jury Duty: la serie, girata in segreto per diciassette giorni nel 2022 in un tribunale di Los Angeles, ha debuttato su Amazon Freevee (la piattaforma affiliata alla più nota Amazon Prime e infarcita di pubblicità). Inizialmente non ottiene grande riscontro ma alcune sequenze del documentario diventano virali su Tik Tok, coinvolgendo milioni di giovani e permettendo allo show di farsi notare, finire in prima fascia su Amazon Prime e arrivare al grande pubblico. Di fatto, gli elementi centrali dello show sono due: da una parte c’è il racconto di un contesto professionale (come può essere il mondo delle giurie, fatto di procedure e tecnicismi) che si mescola con l’accozzaglia reale di un’umanità varia, che entra in relazione come se fosse una declinazione particolare di una sorta di famiglia improvvisata. L’intenzione, dichiarata dagli stessi autori, è stata quella di fare un The Office in tribunale e questo connubio di registri, stili e linguaggi pare costruito come un meccanismo perfetto.

 

Quali sono i riferimenti di Jury Duty? Se il modello principe a cui guardare è quello di The Office, ci sono altre serie – a cavallo tra il mockumentary e la fiction – assimilabili al racconto di Jury Duty. Serie come Parks and Recreation, Modern Family e Abbott Elementary sono parenti di questo show, consonanti per tono, registro e modalità di racconto. Anche The Rehearsal, serie HBO da noi meno conosciuta, ha elementi di contatto con Il Giurato. Racconti che mutuano uno stile molto preciso e peculiare, praticamente assente nella tv nostrana ma diffusi nel mercato anglofono, che necessitano di grande sapienza di scrittura per rimanere sempre in equilibrio tra la realtà e l’assurdo (ma senza mai valicarlo). Nei casi migliori, e le serie citate lo fanno quasi tutte, si riesce poi a ottenere il non plus ultra: attraverso la comicità goffa e dell’assurdo arriva l’emozione e la commozione. Appannaggio solo della scrittura di prima qualità.

 

Qual è il tono di Jury Duty in due battute?

“Fa un po’ freddo qui dentro ma ci scalderà il calore della giustizia”.

“Adotta se vuoi, ma compra se puoi”.

 

 

 

 

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