Ricetta seriale

La perdibilissima "The Idol" è solo provocazione e scandalo fini a sé stessi

Gaia Montanaro

I primi due episodi della serie HBO,  realizzata dai creatori di Euphoria e in anteprima a Cannes, sono privi di direzione e di sforzo narrativo. Una discesa agli inferi costante e ineluttabile in salsa soft porn. Ma la dannazione è soprattutto per chi guarda

Provocazione e scandalo fini a sé stessi. Purtroppo non si intravvede altro (oltre a pruriginose e violente prodezze sessuali) in The Idol, serie HBO i cui primi due episodi sono disponibili su Sky Atlantic e Now. La serie, realizzata dai creatori di Euphoria, è stata presentata in anteprima al Festival di Cannes, ricevendo un’accoglienza decisamente critica. In effetti, dopo la visione dei primi due (su cinque) episodi, The Idol si dimostra una serie che ha come solo obiettivo di scioccare, di indugiare nel degrado (psichico, emotivo, esistenziale) senza nessun tipo di direzione narrativa né di apparente scopo.

  

In breve: c’è una pop star (Lily Rose Depp, figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis) in stallo di carriera e umano – dopo aver perso prematuramente la madre – che, impegnata a riprendere le redini della sua carriera da starlette musicale si fa coinvolgere (non si capisce bene perché) in una torbida relazione con derivazioni sadomaso insieme a Tedros (Abel Tesfaye), proprietario di un night club, tossico di prim’ordine e fulcro di una sorta di “setta” i cui adepti sembrano a lui devoti in modo a dir poco sinistro. Jocelyn, questo il nome della ragazza, è poi attorniata da un gruppo di collaboratori abbastanza senza scrupoli che sfruttano la fragilità e la malattia della ragazza per fare soldi, spingendo Jocelyn allo stremo. Lei, comunque, ci mette del suo, cacciandosi in situazioni in cui la perversione sessuale la fa da padrone, in cui il confine tra sesso e violenza è sempre molto sottile e dove i giochi erotici sembrano spingersi sempre al limite.

 

Di fatto non c’è molto altro nella trama (fino ad ora), se non un ripetersi di uno schema narrativo che alterna una prima parte dell’episodio che si concentra sulle incombenze musicali di Jocelyn e una seconda parte in cui la ragazza cade nelle peggiori spirali sessuali insieme a Tedros (scelta di cast assolutamente fuori fuoco, con un attore che dovrebbe incarnare l’apoteosi della sensualità e invece sembra un maniaco delle peggio specie, privo di qualsiasi fascino – anche nelle sue declinazioni più deleterie). Oltre al tedio perenne che questo tipo di situazioni narrative generano (non aiutato da un ritmo assolutamente dilatato – a volte caro alle produzioni HBO – in cui praticamente si assiste a episodi da cinquanta minuti fatti di letteralmente quattro scene), quello che lascia fortemente perplessi è che si tratta di una serie apparentemente priva di direzione e di sforzo narrativo. Va bene il racconto di una personalità disturbata, delle pressioni a cui le star dello spettacolo sono sottoposte, di un mondo malato e perverso ma sembra totalmente mancare un senso ultimo di questo racconto. È la fotografia del degrado fine a sé stesso, un mondo narrativo respingente, una discesa agli inferi costante e ineluttabile (in salsa soft porn).

 

A chi questa serie vuole parlare? Cosa vuole rappresentare (che valga la pena)? Sembra esserci solo ostentazione e per altro nessuna grande inventiva o sofisticatezza nella messa in scena di questo infinito baratro. Anche in Euphoria – con cui The Idol condivide il creatore ovvero Sam Levinson – c’era un racconto duro, senza sconti e a tratti disturbante ma era chiaro – al di là dei singoli gusti – che era presente il tentativo di raccontare, magari anche in modo estremo, uno spaccato di mondo nelle sue contraddizioni. Qui purtroppo neppure questo si intravvede.

   

A chi è ispirata The Idol?

Non è stato apertamente dichiarato un riferimento ma in molti hanno visto nel tratteggio di Jocelyn molte sovrapposizioni con la parabola professionale e umana di Britney Spears (che viene direttamente citata in uno scambio tra la cantante e una giornalista nel pilot della serie). Ambedue sono ragazze danneggiate, interrotte, psichicamente fragili e in balia di sostanze, sessualizzate e reduci da scelte amorose fortemente discutibili (si accompagnano a uomini delle peggio specie). Ambedue sono forse vittime di un sistema spietato, insicure e non in grado di gestire la fama – o la perdita di essa.

  

Qual è il tono della serie in tre battute?

“La malattia mentale è sexy”.

“Con Jocelyn tutto è possibile”.

“Non mi lascerò cancellare”.

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