Tutti i dilemmi di Elisabetta II. Cosa c'è nella seconda stagione The Crown

Le sfide e le crisi di un regno. Da stanotte su Netflix torna la serie che racconta la storia della regina d'Inghilterra

Gaia Montanaro

Contegno. Rigore. Senso di responsabilità. Inadeguatezza. Autorevolezza. Vulnerabilità. Appassionata fermezza. Elisabetta II, sua altezza reale, non si sente all'altezza. Non si crede all'altezza del compito che le è stato affidato. Claire Foy torna con straordinaria bravura nei panni della regina d'Inghilterra in The Crown, da stanotte disponibile su Netflix. Si ritrovano tutte le consolidate certezze che costituivano i punti fermi della prima stagione: un intreccio narrativo solido e ben inanellato, delle interpretazioni brillanti, la mano di Peter Morgan che fa sentire la sua impronta teatrale, costumi ed una ricostruzione storica impeccabile.

 

Cosa avvince però lo spettatore ad una narrazione impregnata fino al midollo, dal soggetto scelto fino alla sua multiforme declinazione, di spirito ed essenza inglesi? Quello che colpisce è la profondità con la quale viene affrontata la domanda tematica principale della serie, che si riverbera emotivamente su gran parte dei personaggi fino a deflagrare nei singoli particolarismi.

 

  

Devono prevalere l'individuo o le istituzioni? Cosa ha la precedenza? Quanto si deve sacrificare in favore del proprio ruolo pubblico? Quanto abbandonare della propria identità? Questa domanda ha attraversato longitudinalmente tutta la prima stagione della serie rimanendo sempre a pelo dell'acqua e riemergendo con forza solo in alcuni momenti. Elisabetta spaccata tra la vita pubblica e quella privata, tra i doveri connaturati al suo ruolo e la gestione di una vita coniugale e familiare che diventa sempre più complessa – lei moglie di uno spirito libero come Filippo difficile da domare, da gestire e a volte da amare nella sua contraddizione. Elisabetta costantemente divisa tra il desiderio di essere perfetta, di fare la cosa giusta per il suo popolo e Elisabetta che deve permettersi di essere vulnerabile, di soffrire e di perdonare.

 

Tante sono le sfide che la regina dovrà affrontare in questa seconda tranche del racconto (che per le successive due stagioni si avvarrà della brava Olivia Colman nel ruolo dell’Elisabetta della maturità) a partire dalla grande crisi di Suez passando per i rapporti con l’America di JfK e all’adeguamento al nuovo che avanza con tutte le fisiologiche conseguenze.

 

The Crown è però una serie che va vista soprattutto perché ha dentro la vita vera. Fa quello che le grandi narrazioni – audiovisive, letterarie, cinematografiche poco importa – riescono a fare: parlare alla parte più vera di noi tramite una storia. Un'altra storia. Diversa da noi, aliena, lontana. Spesso inarrivabile. E allora noi ci immedesimo non perché vogliamo essere Elisabetta ma perché sentiamo la vita come lei, abbiamo provato quello che ha provato lei pur non essendo mai state regine, non avendo mai sentito il peso della corona sulla nostra testa. Ma ognuno di noi sa cosa significhi sentirsi inadeguato, vulnerabile, scisso. E sa quanto coraggio e responsabilità servano per prendere una posizione.

 

"La storia non viene scritta da coloro che non partecipano" dice Elisabetta. E quanto è bello questa volta compartecipare!

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