I presentatori del Festival di Sanremo Maria De Filippi e Carlo Conti (Foto LaPresse)

A Sanremo tutti pazzi per Maria. Grazie Conti, ora liberaci da Crozza

Andrea Minuz

Inizia il Festival e nessun superospite accende l'entusiasmo innescato dalla De Filippi. Mediaset sceglie "Il discorso del re" come controprogrammazione. Chi vuole intendere, intenda

Non ricordiamo chi ha vinto senza chiedere a Google, ma dell’ultimo Sanremo abbiamo ancora negli occhi l’horror vacui di Garko, gli endorsement per le unioni civili, il nastrino arcobaleno di Eros, il medley dei Pooh, Adinolfi contro Elton John e la standing ovation per Ezio Bosso (il pezzo al pianoforte era tremendo, la commozione altissima). La canzone più bella, “Cieli immensi” di Patty Pravo.

 

È passato un anno e le “unioni civili” le abbiamo portate a casa, Renzi è andato via, sono tornati il proporzionale, D’Alema e lo spread. Beppe Vessicchio ha scritto un libro sull’orticoltura e fa l’ospite da Fazio, ma il canone in bolletta ci porta Maria De Filippi. Tutti i super ospiti di Sanremo 2017 non accendono la metà dell’entusiasmo innescato dalla regina di Mediaset. È il patto per l’Italia, il partito della Nazione, la foto di Vasto della tv generalista contro Netflix e Sky. Tutti pazzi per Maria De Filippi che in conferenza stampa cita Ravel e Belen e sfoggia un Carlo Conti a forma di portachiavi, casomai non fosse chiaro chi è che comanda.

 

Tutti pazzi per Maria De Filippi che ribadisce la rinuncia al compenso, strizza l’occhio all’Italia indignata, ma si trascina all’Ariston tre quarti di “Amici” con Totti, Robbie Williams e Keanue Reeves chiamati per un remake di “C’è posta per te”. A poche ore dall'inizio, circola la notizia che Maria sia in albergo con trentotto di febbre. A Sanremo c'è la stessa ansia della capitale quando il pupone ha l'influenza a un giorno dal derby.

 

Nel frattempo, orfana della sua regina, Mediaset la butta sul cinema. Stasera a Canale 5, controprogrammazione con “Il discorso del Re”. Chi vuole intendere, intenda. Sanremo comincia con Tiziano Ferro super ospite che omaggia Luigi Tenco e indigna Adinolfi; “non voglio pagare il figlio di Tiziano Ferro coi soldi del mio canone” e neanche l’Università a quelli di Ricky Martin. Al Bano canterà “brucerà questo mio fuoco che nessuno spegnerà”, ma ci aspettiamo molto dall’ennesima trasformazione di Marco Masini che in questi anni ha cambiato più look di Madonna tra “Like a Virgin” e “Vogue” per diventare infine un hipster concettuale di Porta Genova. “Mi sono incontrato a cinque anni cadendo, e ho scoperto che cadere fa male”, è il folgorante inizio del pezzo che porta a Sanremo, testo di Zibba, Masini, Calvetti, noi ovviamente avevamo letto “Dibba”. Peccato.

 

C’è il ritorno del “Dopofestival” e la novità del “Primafestival”, spazio fortemente voluto da Carlo Conti per valorizzare i giovani e regalarci una parola orrenda quanto “apericena”. Ma a Carlo Conti diamo atto di essere stato un formidabile traghettatore. Ha ereditato i Sanremo raitreizzati di Fazio-Litizzetto e Michele Serra, dei monologhi contro Berlusconi, delle scenografie “middlebrow” ispirate a Burri e Fontana, di Toto Cutugno e l’Armata Rossa, dei servizi handycam di “Pif” e alla fine ci ha portato tutti da Maria De Filippi. Perché un conto è giocare col pop dall'alto, altro sdraiarsi sul nazional-popolare. Gli chiediamo ancora un ultimo sforzo. Liberarci un giorno dai Sanremo con le videcopertine di Crozza.

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