Pur radicalmente diversi, convergono sulla loro opinione dell'intelligenza artificiale. "Banalità del male", per il linguista. Il fenomeno "contrario alla modernità post-illuminista", secondo il politologo. Le evoluzioni tecnologiche tra nuovi sogni e nuovi problemi
All’inizio fu il codice Enigma, che Alan Turing riuscì a decifrare suscitando l’entusiasmo tra gli scienziati, dopo la guerra, di essere a un passo dal decifrare le strutture di ogni lingua umana. Negli anni 70 del Novecento l’allora “cibernetica” e le nuove teorie dell’informazione credevano di essere a un passo dal traguardo. Più o meno negli stessi anni Noam Chomsky, il padre della linguistica generativa, frenava invece gli entusiasmi sottolineando, già allora, la differenza ineliminabile tra intelligenza umana e artificiale: “Il fatto che tutti i bambini normali acquisiscano delle grammatiche sostanzialmente comparabili, di grande complessità e con notevole rapidità suggerisce che gli esseri umani siano in qualche modo progettati in modo speciale, con una capacità di natura misteriosa”.
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