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nuove èra informatica

Così la tecnologia ucraina s'è trasformata in scudo salvavite

Pietro Minto

Dall'inizio della guerra il paese, si è mostrato molto più al passo con i tempi rispetto alla Russia. Merito di una rete che (per ora) ha tenuto e di una preparazione tempestiva

Appena due mesi fa l’app “Kyiv Digital” veniva usata dagli abitanti della capitale ucraina per avere informazioni sui mezzi pubblici, pagare i biglietti dei mezzi o le multe. Oggi il suo vecchio logo – una K azzurra – è stato sostituito da uno con le tinte verdi-marroni, da camouflage militare; al suo interno, la mappa con le fermate della metropolitana e degli altri servizi mostra dove si trovano i bunker (in gran parte dotati di wifi) e le ultimissime notizie sui bombardamenti russi, ma anche quali servizi e negozi trovare aperti.

Questo è solo uno dei modi con cui la città di Kyiv si è dovuta adeguare alla guerra. Questa anomala transizione tecnologica è guidata da Oleg Polovynko, responsabile per le telecomunicazioni della capitale, e Petro Olenych, vicesindaco e responsabile per la trasformazione digitale. La squadra di Polovynko è sempre stata pronta alla guerra, quanto meno nella sua versione digitale: da tempo la Russia aveva compiuto dei cyberattacchi contro l’Ucraina e la sua capitale, anche nei giorni che portarono all’invasione, il 24 febbraio scorso. Da allora, però, le cose sono cambiate, la guerra si è fatta meno sofisticata, novecentesca, con trincee scavate nel fango e bombardamenti a tappetto. “Siamo diventati una grande startup – ha raccontato alla giornalista Vera Bergengruen del Time – in cui si ricevono tanti compiti e si va a dormire solo quando li si ha finiti. Al risveglio, si ricomincia”.  In tutto sono una ventina le persone che lavorano a questa “start up” con la disperata “missione” di proteggere Kyiv e i suoi abitanti.

 

La fulminea trasformazione di un paese moderno in un teatro di guerra passa anche per forme organizzative di tipo meno ufficiali di quelle del team di Polovynko. L’esercito invasore ha avuto dei problemi sul fronte comunicativo per via dei bombardamenti indiscriminati che hanno messo fuori uso il sistema comunicativo russo Era, costosissimo network reso inservibile dai russi stessi. Questo ha costretto le milizie di Putin a usare linee meno sicure, prontamente hackerate dai civili e militari ucraini. Un’operazione simile ha evidenti funzioni di spionaggio del nemico ma può avere anche un’applicazione più sottile, di natura psicologica e intimidatoria

La rivista New Lines ha raccontato come gli ucraini abbiano mandato messaggi intimidatori ai soldati russi in ascolto con l’obiettivo di seminare il panico tra le truppe nemiche. Un tenente russo, tale Bondarev, è stato raggiunto da un messaggio direttamente su Whatsapp: “Ciao testa di cazzo”, si leggeva; a seguire un misto di minacce e riferimenti alle enormi perdite russe accusate in Ucraina. “Sappi che non avrai vita facile. Il karma ti punirà”, ma ci sono anche messaggi più diretti, come: “Migliaia di tuoi commilitoni stanno marcendo sul suolo ucraino”. In gergo si chiama psyop, guerra psicologica, fatta di messaggi e operazioni con cui influenzare le persone, in questo caso le truppe russe. 

 

Quanto alla tenuta dell’infrastruttura web, l’Ucraina ha finora stupito gli osservatori. Certo, il numero di dispositivi connessi in rete è crollato dall’inizio del conflitto ma poteva andare molto peggio: molti ucraini sono ancora online. Merito di un network che da tempo è stato preparato al peggio ed è stato decentralizzato a dovere: il paese è servito da molti provider ed è meno sensibili ai singoli attacchi. Lo stesso non si può dire della Russia, invece, che ha centralizzato i servizi internet e ora si prepara a separare di fatto il web russo da quello mondiale. “Questo lo rende un obiettivo più facile,” ha spiegato Tanya Lokot della Dublin City University a Wired. 

La sofisticata cyberguerra che in molti si attendevano, visti i molti precedenti tra Russia e Ucraina in questo campo, non c’è (ancora) stata. Al suo posto c’è un conflitto di posizione in cui qualsiasi apparecchio tecnologico torna utile alla causa. E’ quella che Polovynko chiama “la nuova era telematica”, in cui “tutte le menti tecnologiche lavorano con fini militari”.

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