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No, non è stata bloccata la rete 5G negli Stati Uniti

Andrea Trapani

L'azienda AT&T ha annunciato la momentanea sospensione delle installazioni 5G vicine agli aeroporti. Ma non c'è nessun pericolo o complotto dietro questa decisione

Il 5G negli Stati Uniti è stato bloccato? No, ma la voce gira sempre più velocemente con il rischio di vedere le cronache impazzire su una notizia che rischia – come di consueto – solo di dare nuovamente spazio alle teorie più bislacche dei No 5G. Niente di nuovo per carità. Il movimento, seppur indebolito dall’affermazione di altri complotti, è sempre in cerca di appigli per fermare le antenne. Stavolta la questione in realtà è molto specifica, ma va spiegata bene.

 

Cosa c’è di vero nel blocco del 5G americano

Per dirla in poche parole, in America, le frequenze utilizzate dal 5G sono vicine a quelle utilizzate dai radioaltimetri degli aerei. Questo è successo perché agli operatori telefonici è stata assegnata, in asta pubblica, la banda di frequenza compresa tra i 3,7 a 3,98 GHz, valori vicini a quelli dei radioaltimetri.

Già lo scorso 4 gennaio AT&T e Verizon avevano accettato di posticipare il lancio dei servizi 5G su richiesta del ministro dei Trasporti Pete Buttigieg e del capo della FAA (la Federal Aviation Administration), Steve Dickson, che temevano interferenze sulle strumentazioni a bordo degli aerei. “Abbiamo acconsentito a un ulteriore rinvio di due settimane", si poteva leggere in una nota condivisa dai due gestori che assicuravano che "la sicurezza aerea e il 5G possono coesistere e siamo fiduciosi che ulteriori collaborazioni e valutazioni tecniche allevieranno qualsiasi problema”.

Ieri un altro annuncio, stavolta a firma della sola AT&T, annuncia la momentanea sospensione delle installazioni 5G vicine agli aeroporti.

 

Pericoli reali o preoccupazione eccessiva?

Ma ci sono pericoli o meno? A dare una risposta ci ha provato, con un lungo post pubblico sul proprio profilo LinkedIn, il professor Antonio Capone, Dean of School of Industrial and Information Engineering al Politecnico di Milano: “Il rischio che è stato denunciato è la possibile interferenza con gli altimetri che vengono usati dagli aeromobili quando sono in fase di approccio dell'aeroporto con procedura di atterraggio strumentale (ad esempio quando ci sono condizioni di visibilità scarse)”, spiega.

Gli altimetri, infatti, lavorano a frequenze di 4,2-4,4 GHz. “Le frequenze della banda C rilasciate per il 5G negli USA sono da 3,7 a 3,98 GHz”, ricorda Capone. “Il rischio denunciato è che queste frequenze siano troppo vicine e che alcuni altimetri più vecchi che hanno filtri di frequenza non abbastanza selettivi potrebbero avere un comportamento non corretto. La richiesta di ritardare l'implementazione del 5G in prossimità degli aeroporti serve per fare una verifica e alle compagnie aeree per aggiornare e ricertificare gli altimetri”.

Non è chiaro se il pericolo sia reale o più una preoccupazione forse eccessiva. “E' sicuramente strano che una agenzia come FAA non sia intervenuta prima”, continua il professore, “per esempio quando sono stati fatti gli studi di compatibilità da FCC (Federal Communications Commission, l'agenzia che si occupa delle frequenze) o quando è stata fatta l'asta per le licenze, e sia intervenuta solo pochi giorni prima dell'inizio dell'implementazione della rete.”

 
Nessun problema per il 5G europeo

“Le frequenze della banda C sono già utilizzate in moltissimi paesi per il 5G, tra cui molti paesi europei inclusa l'Italia, senza che siano stati mai osservati problemi di compatibilità. Esistono però delle differenze significative rispetto alla situazione degli USA. La differenza principale è che le frequenze usate in Europa e in molti paesi asiatici sono le frequenze tra 3,6 e 3,8 GHz, che sono significativamente più lontane a quelle degli altimetri rendendo il rischio di interferenza nullo anche con filtri radio non particolarmente efficienti. Inoltre, la potenza utilizzabile in Europa è più bassa che negli USA e in Italia è addirittura 100 volte più bassa di quelli di altri paesi europei tra cui la stessa Francia che proprio la FAA ha preso come esempio per mostrare che quello che vale per la Francia (ovvero nessun pericolo) non vale necessariamente per gli USA”, conclude Capone.

Non solo. Nella discussione online altri esperti del settore del settore hanno evidenziato come sia necessario ricordare che “in Europa (tramite la CEPT, ovvero la Conferenza Europea delle amministrazioni delle Poste e delle Telecomunicazioni) stanno per partire degli studi di coesistenza per verificare ulteriormente la possibilità dei due sistemi di convivere senza problemi di sicurezza”.

Insomma, dietro al grande rumore dato dallo stop temporaneo della rete 5G in prossimità degli aeroporti statunitensi, gli aspetti tecnici sono andati quasi in secondo piano rispetto alla diffusione della notizia. La viralità, per una volta, non è una cosa di cui preoccuparsi.

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