Mark Zuckerberg (foto LaPresse)

Una sentenza Ue che cambia Facebook

La Corte del Lussemburgo attribuisce al social responsabilità sui contenuti

La Corte di giustizia europea in Lussemburgo ha emesso ieri una sentenza che avrà forti ripercussioni per la libertà d’espressione su internet. Rispondendo alla denuncia di una leader politica dei Verdi austriaci che aveva ricevuto commenti diffamatori su Facebook, la Corte ha deciso che il social network, dietro richiesta giudiziaria, deve cancellare non soltanto i post e i commenti diffamatori segnalati dagli interessati (cosa che già avviene), ma anche quelli “equivalenti”. Cosa significa? Finora la cancellazione dei contenuti su Facebook funzionava su segnalazione. Se il signor Rossi vede un commento diffamatorio postato sui social network dal signor Bianchi può segnalarlo, eventualmente fare causa e chiederne la rimozione. La Corte del Lussemburgo ha decretato invece che un tribunale può fare in modo che Facebook non si limiti a cancellare il post del signor Bianchi, ma controlli attivamente se esistono contenuti diffamatori “equivalenti”: magari a un certo punto il post diffamatorio era stato condiviso e ripostato, e Facebook deve andarlo a cercare e cancellarlo. Sembra poco, ma questo è un cambiamento epocale per il social network, che finora era stato protetto da molte responsabilità sui contenuti degli utenti da una serie di leggi approvate tra gli anni Novanta e i Duemila. La sentenza della Corte annulla parzialmente la portata di queste leggi: Facebook ha responsabilità di controllo sui contenuti degli utenti, almeno in parte. Le ripercussioni possono essere enormi, vista la mole del social network. C’è un altro punto controverso della sentenza: un tribunale europeo può ordinare a Facebook di cancellare contenuti illegali non soltanto in Europa, ma in tutto il mondo. Tutto bene finché è un tribunale di Roma o di Amsterdam a decidere, ma qualcuno fuori dall’Europa potrebbe decidere di prendere spunto dalla sentenza. Per esempio, cosa succederebbe se la Cina cominciasse a pretendere la cancellazione di contenuti sui social network occidentali?