Facebook lancia Instant Articles e si mangia un altro pezzo di internet (e di giornali)

Piero Vietti
Oggi Facebook ha lanciato Instant Articles, servizio che permette ad alcuni editori partner (New York Times, National Geographic, BuzzFeed, NBC, The Atlantic, Guardian, BBC News, Spiegel e Bild) di pubblicare notizie direttamente sulle pagine del social network di Mark Zuckerberg. Nessun link da cliccare per leggere gli articoli sui siti internet dei giornali, gli utenti potranno informarsi restando su Facebook. Un passo in più verso la cannibalizzazione di internet.

Oggi Facebook ha lanciato Instant Articles, servizio che permette ad alcuni editori partner (New York Times, National Geographic, BuzzFeed, NBC, The Atlantic, Guardian, BBC News, Spiegel e Bild) di pubblicare notizie direttamente sulle pagine del social network di Mark Zuckerberg. Nessun link da cliccare per leggere gli articoli sui siti internet dei giornali, gli utenti potranno informarsi restando su Facebook. Un passo in più verso la cannibalizzazione di internet, commenta Quartz. Per ora non è ancora chiarissimo come funzionerà il servizio (la pagina ufficiale di Instant Arcticles al momento – 15.10, ndr – contiene un solo articolo), e da Facebook fanno sapere che saranno gli editori a decidere quali contenuti finiranno solo sul social network, quali no, e quali anche sulle pagine web dei propri siti.

 

A Facebook sono partiti da un’osservazione banale: sempre più persone vanno su Facebook per informarsi, e sempre di meno cliccano i link, preferendo restare “intrappolati” tra le pagine blu di Zuckerberg. Ecco allora l’idea: dato che i giornali vogliono più lettori e Facebook vuole più contenuti per poter vendere più pubblicità, perché non pubblicare direttamente articoli, interviste, opinioni, commenti, foto e reportage sulla piattaforma che sempre più utenti al mondo usano per informarsi, cazzeggiare, flirtare, chiacchierare? L’esperimento dei video nativi (che partono in automatico, caricati anch’essi solo su Facebook) ha funzionato e funziona. Ed eccolo subito allargato al giornalismo tout court.

 

Probabilmente nei prossimi giorni assisteremo alla corsa di editori e giornalisti per essere inclusi in questo servizio. Gli editori potranno vendere pubblicità all’interno degli stessi articoli, o farlo fare a Facebook (che si terrà il 30 per cento dei ricavi). E mentre già alcuni giornalisti si interrogano su quanto questa innovazione trasformerà ancora una volta il giornalismo (con certamente molti aspetti positivi, come fa notare Vincenzo Cosenza), viene da chiedersi – pensando alle rigide regole sui contenuti che Facebook impone ai suoi utenti – se anche editori e giornalisti dovranno rispettarle. Se così fosse, Facebook comincerebbe di fatto a censurare e determinare indirettamente le scelte editoriali.

 

[**Video_box_2**]Partendo dal presupposto che in questo modo gli editori perderanno il controllo sulla distribuzione dei propri contenuti, allo stesso tempo c’è chi si domanda come si comporterà ora l’algoritmo che fa comparire più in alto sulle timeline certi contenuti piuttosto che altri: premierà solo gli editori partner? Domande ancora senza risposta. Il fatto è che, come scrive il New York Times, non c’è molta libertà di scelta: se si vogliono raggiungere più lettori possibile, da Facebook bisogna passare (il social network è ormai tra le principali fonti di traffico dei siti di news).

 

Così facendo si gioca alle condizioni di Mark Zuckerberg. Senza alternative. Preoccupante? Ci abitueremo anche a questo.

Di più su questi argomenti:
  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.