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L'azienda di carpooling che si è reinventata sul mercato e quella che ci fa mangiare bene

Stefania Nicolich

Così le start up aiutano a sperimentare un modello di business e raggiungere il giusto target di clienti

Fondare una start up è un passaggio spesso necessario per sperimentare un modello di business, trovare quello che meglio si adatta al mercato e raggiunge il giusto target di clienti per poi avviare un’impresa.

  

Jojob è una start up nata quando un certo modello di business non era più percorribile.

  

All’inizio si chiamava Bringme, e organizzava carpooling tra privati per lunghi tragitti. Il target era quello dei pendolari universitari, e faceva diciassettemila viaggi alla settimana. Quando però, a fine 2012, Blablacar è entrata nel mercato italiano, grazie a investimenti corposi e una azzeccata attività di marketing, in poco tempo ha fidelizzato moltissimi clienti, facendo quei numeri in una sola giornata.

 

Invece di chiudere, quelli di Bringme hanno trovato un nuovo mercato. Ha iniziato organizzando un servizio di carpooling per un liceo di Torino, fino a sviluppare quello che sarebbe stato Jojob, il carpooling aziendale. Oggi ora hanno più di duemila aziende, e tra i loro clienti spiccano i nomi di Bulgari, Ducati, Salvatore Ferragamo, Ferrero, IBM e OVS.

 

Jojob si è strutturata come se fosse un social network per condividere il mezzo di trasporto: l’utente si registra e inserisce l’itinerario casa-lavoro, indicando lo stato di potenziale autista o passeggero. La piattaforma verifica la compatibilità e trova il compagno ideale, poi lascia che siano gli utenti a mettersi in contatto. Al termine di ogni viaggio si ricevono i dati sui chilometri risparmiati, sulla divisione dei costi, sulla quantità di CO2 emessa e i punti accumulati per ottenere premi e sconti da parte dell’azienda o da Jojob. Nel primo trimestre 2018 sono stati risparmiati trecentomila euro con cinquantamila passeggeri e trentanovemila viaggi.

 

“Il valore per le aziende in termini di modalità sostenibile spazia dal risparmio del costo dei parcheggi al riuscire a fornire un ulteriore alternativa di viaggio ai propri dipendenti e un risparmio di chilometri percorsi per il CSR (Corporate Social Responsability)”, spiega al Foglio Gerard Albertengo, ceo di Jojob.

   

A tavola!

Gnammo è un portale nato nel 2012 per il social eating. Permette a chiunque, dal semplice appassionato di cucina al cuoco più esperto, di organizzare o partecipare a eventi culinari in casa, condividendo i posti a tavola. Questo modello è molto concentrato sulla socialità, con ottocentomila utenti che organizzano e pubblicano eventi. Prima della fine dell’estate si aggiungerà un altro servizio, legato a un’esperienza “da vivere”. “Nel 2016 abbiamo iniziato a fare un test, lanciando le Special Dinner, e abbiamo raddoppiato gli utenti”, racconta al Foglio Cristiano Rigon, il fondatore.

  

Le Special Dinner sono pensate soprattutto per i turisti e i viaggiatori: offrono la possibilità di scoprire luoghi privati di grande fascino. L’intenzione è quella di ampliare la scelta, per ora i posti sono duecentocinquanta: terrazze panoramiche, residenze in campagna, o la combinazione di cibo e sport, come veleggiare e poi cenare in una barca a vela ancorata a Sorrento. Un’altra offerta è quella delle cooking class, tra le più gettonate quelle che insegnano a fare la pasta in casa, i tortellini a Bologna e i fegatini a Venezia.

  

Nella nuova fase i cuochi possono dare la propria disponibilità per essere prenotati per la cena. Lo sviluppo continua con il lavoro di creazione di partnership anche con tour operator, dato che la maggior parte delle richieste proviene proprio dall’estero.

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