La salute si fa tech

Stefania Nicolich

Il bracciale che fa fare fisioterapia a distanza e previene gli infortuni sul lavoro

Morecognition è una start up nata nel 2017 pensata per i fisioterapisti. I tre fondatori, Paolo Ariano, Nicolò Celadon e Silvia Appendino, hanno sviluppato il sistema Motion Recognition REMO per facilitare e migliorare il processo riabilitativo. “Ogni volta che ci si rivolge al fisioterapista – spiega al Foglio Ariano – si ha bisogno di sottoporsi a varie sessioni e di svolgere una serie di esercizi ogni giorno a casa. Molte volte, però, i pazienti incominciano il ciclo per poi smettere dopo un paio di settimane o mesi, demotivandosi e non accorgendosi di svolgere in maniera scorretta gli esercizi”. Morecognition propone, invece, di ridurre i tempi e i costi: il fisioterapista può controllare l’avanzamento da remoto, il paziente è sicuro di svolgere correttamente gli esercizi ed è più motivato grazie anche al supporto di una serie di giochi interattivi.

 

 

Il dispositivo biomedico a forma di braccialetto rileva i movimenti e interpreta i segnali muscolari con dei sensori, e grazie all’app si possono monitorare anche le proprie prestazioni con report automatici.

  

Al momento hanno presentato il dispositivo a un’ottantina di fisioterapisti, focalizzandosi su alcuni segmenti corporei, come le gambe, i polpacci, le braccia, gli avambracci. Stanno lavorando per integrare anche il tronco addominale. Nel frattempo stanno portando avanti due sperimentazioni cliniche, una rivolta ai pazienti post-ictus con una paralisi semi laterale, presso l’Ospedale San Camillo di Venezia. I test, effettuati su cento pazienti, servono per capire a chi è applicabile per poi applicare il braccialetto a una sessantina di loro. Il dispositivo permette di far capire ai pazienti se si sta flettendo o si sta distendendo il muscolo, per riconoscere il movimento e poterlo controllare di nuovo.

  

Un’altra sperimentazione clinica in atto è con Villa Serena a Torino per i casi di trapianto di ginocchia. Non solo pazienti con patologie, però, altri test sono legati al mondo dello sport. Per ora si stanno concentrando sullo stato di salute delle gambe dei calciatori (durante la stagione 2016-2017 della Premier League inglese, il “costo” delle ginocchia dei calciatori è stato circa di sessanta milioni di euro). Con il dispositivo si possono registrare i movimenti e prevedere possibili lesioni alle ginocchia e se è, quindi, il caso di farsi vedere da un fisioterapista.

 

Controllare la salute e il benessere degli operai nelle industrie, quelli che svolgono compiti di manualità ripetuti e protratti nel tempo, è un’altra applicazione possibile: una volta monitorati i movimenti si possono far eseguire agli operai degli esercizi mirati prima del lavoro per prevenire gli infortuni.

 

A dare una voce al bracciale ci ha pensato Celi, società di H-Farm che si occupa da quindici anni di intelligenza artificiale nel campo del natural language processing, riconoscimento sintesi vocale. “E’ un progetto di ricerca in corso che durerà ancora per circa un anno”, dice al Foglio Andrea Bolioli, cofondatore di Celi-Language Technologies. Il chatbot, sviluppato per essere un’assistente virtuale, parlerà con il paziente per dirgli di eseguire gli esercizi, per chiedergli come si sente, se ha fatto fatica o meno e così via. Il fisioterapista da remoto può seguire i dialoghi e in caso di necessità intervenire direttamente. La sperimentazione del chatbot si sta orientando principalmente per capire il tipo di linguaggio e il tipo di voce da usare in base ai diversi target di pazienti per motivarli correttamente nella riabilitazione.

 

Il 4 luglio Morecognition e Celi saranno a Torino per raccontare la loro esperienza dell’intelligenza artificiale applicata al campo della riabilitazione e fisioterapia.

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