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Tutti gli errori che hanno ribaltato sogni e prospettive del Bari

Gianluca Losito

La squadra pugliese a giugno sfiorò la Serie A, ora rischia di retrocedere in Serie C. Cos'è successo in questi mesi?

In principio era il caos. Molte teorie cosmogoniche hanno come premessa una nube confusa e informe, dalla quale si generò l’Universo. In proporzione infinitamente minore, un disastro sportivo della stagione calcistica in corso condivide il caos come elemento generativo – abbinato, in questo caso, al silenzio. Lo scorso giugno, il Bari sfiorava la promozione in Serie A: una finale play-off condotta in vantaggio per 90 minuti, fino al gol di Pavoletti nei minuti di recupero che ha gelato i 60mila del San Nicola. A dieci mesi di distanza, il Bari gravita nella zona play-out della Serie B, ha appena cambiato il quarto allenatore stagionale e brancola nel buio.

I semi di questo crollo sono stati piantati tra giugno e luglio, sono germogliati in autunno e inverno e stanno maturando definitivamente a primavera.

Caos e silenzio hanno caratterizzato il giugno biancorosso. Dopo la cocente sconfitta in finale, il Bari si trincera in un silenzio solo inizialmente naturale, ma che si fa denso col passare delle settimane. Tra fine giugno e inizio luglio, proprietà (alias Luigi De Laurentiis) e dirigenza (alias Ciro Polito) innalzano un muro, non esprimendosi né pubblicamente né in privato con addetti ai lavori. La stagione parte con qualche perplessità della piazza e con un mister Mignani confermato dopo la cavalcata dell'anno precedente, ma titubante sulla costruzione della rosa. In quei giorni il Bari perde i suoi pilastri. Terminano i prestiti di Folorunsho ed Esposito; Antenucci torna alla Spal; Caprile e Cheddira vengono ceduti al Napoli, società con il medesimo assetto proprietario del Bari, la Filmauro della famiglia De Laurentiis. Decisione, questa, che scatena non poche polemiche, a causa della mancata comunicazione delle cifre di tali affari. La squadra parte in ritiro incompleta, gli innesti tardano ad arrivare, i primi segnali non lasciano ben sperare. Il 12 agosto, nella prima partita ufficiale in stagione, il Parma espugna l'Astronave per 0-3 ed elimina il Bari dalla Coppa Italia, alimentando paure e incertezze. Gli ultimi giorni di mercato non portano gli aggiustamenti sperati, anche a causa di un budget limitato: l'acquisto più azzeccato è il fantasista Sibilli (10 gol in stagione) attorniato da una pletora di elementi pur buoni sulla carta, ma martoriati da ritardi di condizione, problemi fisici, incastri tattici infelici e difficoltà di ambientamento.

La sconfitta contro i Ducali si rivela solo un antipasto: Mignani viene esonerato dopo aver raccolto una vittoria nelle prime 9 gare di campionato. Polito prova a dare una scossa sostituendolo con Pasquale Marino, anni fa profeta del calcio offensivo, ma il tecnico di Marsala si rivela imbolsito: nelle prime gare si vede qualche spunto, che però rimane fine a sé stesso. Il Bari ricade puntualmente nelle sue contraddizioni: tattiche (in 33 partite è stato provato qualsiasi modulo, senza individuarne uno univocamente consono alla rosa) e di uomini (girano in tanti, ma ci sono pochi titolari fissi). Sul gruppo si accanisce anche la sfortuna: tre calciatori – dato insolitamente alto – subiscono lesioni al legamento crociato. Nel frattempo, la piazza reclama maggior presenza e trasparenza da parte della presidenza, facendo sentire la propria voce con dure contestazioni incentrate sul no alla multiproprietà.

Dopo una dura sconfitta a Palermo, Marino viene sollevato. Il suo sostituto è Iachini, tecnico accolto con tutti i crismi del caso per la sua certificata esperienza in cadetteria e il suo pragmatismo. Il copione, tuttavia, è il medesimo: pronti-via arrivano due vittorie, che rimarranno le uniche della sua gestione. Seguono 2 punti in 8 partite: un bottino misero che fa precipitare il Bari al 16esimo posto, per la prima volta in stagione invischiato in zona play-out. Per l'ennesimo cambio in panchina la dirigenza opta per una soluzione interna: come nuovo allenatore viene promosso Federico Giampaolo dalla Primavera, coadiuvato da Vito Di Bari come stretto collaboratore, anch'egli promosso, ma dagli Allievi. Una scelta controintuitiva da cui dipenderà il futuro del Bari: in 5 partite questo inedito duo dovrà trovare la strada giusta per salvare in extremis una stagione funesta.

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