Michael Folorunsho (foto LaPresse)

Olive #28

Michael Folorunsho e le qualità sottostimate

Giovanni Battistuzzi

Il centrocampista dell'Hellas Verona sta contribuendo al tentativo di salvezza (che sembrava impossibile) dei gialloblu. Gioca ovunque e non lo spaventano le responsabilità che deve caricarsi sulle spalle

Ha detto alla Gazzetta dello Sport il commissario tecnico della Nazionale italiana, Luciano Spalletti, (era il 24 febbraio 2024), che Michael Folorunsho “è una belva”. E Michael Folorunsho aveva apprezzato, perché “belva” è un gran bel complimento nel calcio, è un mescolarsi di attributi positivi: atletismo, dinamismo forza fisica e mentale, ossia capacità di non arrendersi, capacità di strappare palloni dai piedi altrui. Jacques Ferran, uno dei più importanti e conosciuti giornalisti sportivi della storia del giornalismo sportivo francese, sostenne, con il solito piglio sicuro, che “senza una belva a centrocampo nessuna squadra, nemmeno quella che schiera il miglior reparto d’attaccanti, può sognare di vincere la Coppa dei Campioni” (era il 1990 e la Champions League si chiamava ancora così). La storia, prima e dopo, gli ha dato ragione. 

Michael Folorunsho gioca a centrocampo all’Hellas Verona, in quell’Hellas Verona che nonostante tutto – i problemi societari, la vendita dei migliori giocatori per far cassa e l’arrivo di un manipolo di calciatori di buon talento potenziale e nessun pedigree – si ostina a barcamenarsi sopra la linea di galleggiamento della salvezza. Gran parte del merito è di un allenatore tanto bravo quanto poco considerato, Marco Baroni. Buona parte del merito è di quel giocatore che dicono sia “belva”, e forse un po’ lo è davvero, ma che soprattutto ha tre capacità troppo spesso sottostimate: capacità di stare in campo, capacità di prendersi responsabilità, faccia tosta, ossia imperturbabilità nei momenti difficili. 

Se un giocatore è di solito considerato tanto più bravo quanto più dimostra sul campo, palla al piede, la propria abilità calcistica, a rendere importante e spesso decisivo Michael Folorunsho è ciò che non fa con il pallone. Come la sua abilità a non far fare agli avversari quello che vorrebbero. O i suoi movimenti ad aprire gli spazi per i suoi compagni, la sua capacità di leggere l'azione quando la palla è ancora lontana.

E questo nonostante Michael Folorunsho con pallone ci sa fare, lo sa stoppare e passare, lo sa gestire anche in situazioni difficili, soprattutto lo sa calciare, con forza e precisione. Anche quando non lo prende nel modo migliore. Contro il Lecce ha un po’ strozzato il tiro, la palla però ha incocciato il piede di un avversario ed è entrato in porta. Terzo gol (su quattro realizzati) da fuori area in questa stagione. Nessuno in Serie A ha fatto meglio di lui. 

   

Michael Folorunsho (foto LaPresse)  
 

Marco Baroni quest’anno ha schierato Michael Folorunsho in quasi tutte le posizioni possibili dalla mediana in su. Si è sempre dato un gran da fare, ovunque, spesso si è comportato bene, molte volte si è comportato assai bene. 

Frega poco o nulla a Michael Folorunsho che posizione deve ricoprire, l’importante è giocare. E non gli interessano nemmeno le responsabilità che deve caricarsi sulle spalle. Ce le ha larghe e non solo metaforicamente. È un tronco di pino Michael Folorunsho, un metro e novanta d’uomo che però sa correre leggero come un quattrocentrista. Ed è leggero pure di spirito. Le buone prestazioni e l’interesse che ha iniziato a generare non lo turbano: “Io ho fatto tutto passo dopo passo: la Serie C, la B, adesso sono arrivato in Serie A. Già sapere che il mister della Nazionale spende belle parole per te è una vittoria, continuo a essere concentrato sul campionato”, ha detto a Sky. 

Forse Michael Folorunsho non diventerà mai un campione, forse non ha lo spunto e il tocco dei migliori. È ciò che non si vede però che lo rende speciale, quelle qualità sottostimate ad averlo reso protagonista di un tentativo di salvezza che sembrava impossibile. 

     


    

Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. Ecco i (non per forza) protagonisti di questa stagione: Jens Cajuste (Napoli); Luis Alberto (Lazio); Federico Chiesa (Juventus, raccontato da Ruggiero Montenegro); Andrea Colpani (Monza); Romelu Lukaku (Roma); Yacine Adli (Milan); Albert Gudmundsson (Genoa); Giacomo Bonaventura (Fiorentina); Zito Luvumbu (Cagliari); Matias Soulé (Frosinone); Riccardo Calafiori (Bologna); Etrit Berisha (Empoli); Jeremy Toljan (Sassuolo); Lorenzo Lucca (Udinese); Joshua Zirkzee (Bologna); Lautaro Martinez (Inter); Pasquale Mazzocchi (Salernitana); Matteo Ruggeri (Atalanta); Ivan Ilic (Torino); Sandi Lovric (Udinese); Mike Maignan (Milan); Tijjani Noslin (Hellas Verona); Mario Pasalic (Atalanta); Jonathan Ikoné (Fiorentina); Matteo Pessina (Monza); Hamza Rafia (Lecce); Loum Tchaouna (Salernitana). Trovate tutti gli articoli qui.

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