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Crocicchi #31

Così lo spirito di rivalsa rianima la Serie A

Enrico Veronese

Il campionato ritorna a vivere nell'attesa dei quarti di finale di Europa League. Il Milan ha vinto le ultime sette partite dimostrando che il mercato era stato fatto bene ma serviva tempo per amalgamare la squadra. La Roma continua a migliorare, mentre l'Atalanta aspetta l'Europa per ritrovarsi

Storie di giocatori, di uomini, di gesti tecnici, di reazioni caratteriali. Il campionato sfuma nell’Europa League infrasettimanale e intanto espone le psicologie degli allenatori e lo spirito di rivalsa degli scartati dalle precedenti esperienze: così, negli incroci di calendario, si spiega il rilancio da titolare di Alessio Zerbin (con assist) in un Monza-Napoli deciso dalla prodezza siderale di Matteo Politano, e quello di Kevin Bonifazi in Frosinone-Bologna. Allo stesso modo in cui Italo Balbo passò l’Atlantico ma non il torrente Parma, lo squadrone che tremare il mondo fa non incute soverchia paura ai ciociari: che pure se la sono vista brutta, e devono ringraziare il proprio gatto tra i pali – Stefano Turati – se sono usciti indenni dopo l’occasione di Michael Aebischer stoppata di piede dal portiere e l’indecisione finale di Dan Ndoye.

Ad Empoli splende ancora una volta la stella di Duván Zapata, bomber infinito quando viene dato per finito, anche se non gli è riuscito di guadagnare punti dopo un match vibrante come un brano nuovo di Kamasi Washington. L’Italia dei valori: dopo il caso-Acerbi, pare che Juan Jesus non ne abbia calcisticamente imbroccata una, nelle ultime due partite, mentre salgono le quotazioni di Johan Vázquez quale braccetto archetipico, uno dei più forti difensori del campionato. Avrebbe potuto significare qualcosa anche l’adrenalina sprigionata dalla parata in extremis di Lorenzo Montipò, uscito dai pali per sbarrare la strada a Junior Messias: ma il crocicchio si è interrotto a metà, complice la slavina nordica chiamata Albert Gudmundsson, destinato chissà dove.

È una giornata che ha detto molte cose, in chiave Milan-Roma: giovedì il primo dei due appuntamenti europei, a San Siro (prima della dismissione?), e le squadre vi arrivano galvanizzate da franchi successi e forma smagliante. Gli ospiti, che hanno invertito la marcia stentata dopo il tardivo cambio in panchina, fanno proprio il derby con merito e scavano un solco a separarli dall’Atalanta, caduta inopinatamente a Cagliari nei minuti finali: pare quasi che Gian Piero Gasperini ci goda a vedere svalutata la propria rosa, nell’hype generale per il Bologna e per Daniele de Rossi. Dopo anni di vetrina, si sarà detto, meglio giocare sotto traccia: a patto di far propria la posta, perché quello in Sardegna appare come il più classico dei crocicchi imboccati male.

Roma con vista Champions, che le ammesse siano cinque oppure quattro, e Milan al top: l’elettrizzante confronto sotto l’egida della Uefa coglie i rossoneri reduci da sette vittorie consecutive, elemento che rafforza i rimpianti per una stagione che avrebbe anche potuto essere differente da come si è palesata. Ora che pure Samuel Chukwueze si sta esprimendo attorno ai suoi livelli previsti, si può dire che l’intero mercato dello scorso luglio ha azzeccato gli obiettivi, con ampi margini di manovra per ottenere frutti concreti nella prossima temporada. Sta di fatto che anche qui e ora, dovesse accaparrarsi il Portaombrelli di lusso, l’opera di Stefano Pioli verrebbe valutata come certamente positiva, e solo per un ingiustificato capriccio la dirigenza fantasma potrebbe sbarazzarsene.

Tuttavia, è bene ricordare come i vari Ruben Loftus-Cheek, Christian Pulisic, Tijjani Reijnders, Noah Okafor, Luka Jović, magari anche Yunus Musah e la reinvenzione di Yacine Adli avevano già le carte in regola per ribaltare il campionato in corso: superfluo sottolineare come fu già il derby d’andata, il 16 settembre alla quarta giornata, a ridimensionare brutalmente le velleità del Diavolo, sommerso dai siluri nerazzurri senza attenuanti, come nei mesi antecedenti durante la semifinale di coppa. Il colpo all’autostima di quel 5-1 ha provocato traumi nei mesi a seguire, anche se non è stato certo l’unico bivio: la rimonta del Napoli nello scontro diretto, l’uscita rocambolesca dal girone di ferro, la terribile fine di ottobre senza punti hanno costituito l’esatto momento in cui pianificare lo scudetto l’anno venturo. Magari con Joshua Zirkzee, e dopo aver provato ad alzare un trofeo che si annuncia molto complicato raggiungere.

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