Formula 1

Il Gp del Giappone segna il ritorno della tirannia Red Bull: vince Verstappen davanti a Perez

Fabio Tavelli

Max torna a dominare in un gran premio avaro di sorpassi e preda delle fameliche strategie degli ingegneri. Sainz sale sul terzo gradino del podio e va 3 a 0 nei confronti del compagno di squadra Leclerc

Sentire Max Verstappen parlare con il suo ingegnere di pista, Gianpiero Lambiase, e dire sotto la bandiera a scacchi che è stata una “very lonely race”, ovvero una gara molto solitaria, basterebbe per raccontare il Gp di Suzuka. Bello, bellissimo finché volete il tracciato giapponese. Ma avaro di sorpassi e preda delle fameliche strategie degli ingegneri. Piloti costretti a salvare le gomme piuttosto che spingere al massimo per darsi battaglia. Un film già visto molte volte in passato e che in tempi di dittatura Red Bull poteva finire diversamente solo in caso di imprevisti o pioggia improvvisa.

 

Del secondo fattore nemmeno l’ombra, del primo a parte un brivido per un contatto nelle retrovie tra Albon e Ricciardo nessun segnale. Unico brivido una staccatona di Russell su Piastri. Non moltissimo in un mare di team radio nei quali i muretti teleguidavano i piloti. La doppietta dei tori austro-thailandesi è stato il risultato più pronosticabile. Max è tornato a dominare, a tenere lontano il suo compagno di squadra Perez e a farsi inquadrare giusto al via, ai pit stop e sotto la bandiera a scacchi. Per il resto una “very lonely race”.

 

Notizie da casa-Ferrari. Bene, non benissimo ma sempre bene. Carlos Sainz va 3-0 nei confronti di Leclerc e questo diventa un tema in assenza di altri. Lo spagnolo in ogni gara in questa stagione è andato a podio (una vittoria e due terzi posti) mentre il monegasco ha recuperato quattro posizioni rispetto alla griglia grazie alla strategia (una sosta ai box in meno rispetto gli altri). Quando i due sono stati “corpo a corpo” il muretto li ha lasciati liberi di battagliare. Battagliare si fa per dire visto che Sainz ha passato Leclerc senza grandi problemi grazie alla freschezza della sua gomma.

 

Diciamolo senza infingimenti: sarebbe bello vederli confrontarsi sul loro valore di piloti, a parità di macchina e di gomma, e senza strategie di mezzo. Evidentemente i tempi sono cambiati e le sfide rusticane appartengono al libro dei ricordi. Da un lato appare ormai chiaro che la Rossa è l’unica scuderia in grado, in pochi e determinati circuiti e in situazioni di possibile crisi di affidabilità (vedi Melbourne), di spezzare la tirannia della doppietta Red Bull. Dall’altro emerge chiaramente come McLaren, Aston Martin e Mercedes (in rigoroso ordine di classifica costruttori) siano palesemente inferiori alla Ferrari. E’ un bene per i tifosi del Cavallino rampante, un po’ meno per il livello della competizione.

 

Tra quindici giorni si torna in pista in Cina. Dove la Formula 1 manca dai tempi pre-pandemia. Un circuito uscito dalla penna di Hermann Tilke e quindi anch’esso non favorevole ai sorpassi. Non ci ha mai vinto Verstappen (che dal 2016 al 2019 ha avuto quattro possibili colpi alla guida della Toro Rosso e poi della Red Bull). Facile immaginarlo impegnato a colmare questa lacuna quanto prima.

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