Foto Epa, via Ansa

ciclismo

L'Israel - Premier Tech è da inizio anno che ha tolto "Israel" lontano dalle corse

Giovanni Battistuzzi

Non solo alla Volta a Catalunya la squadra israeliana non espone "Israel" su ammiraglie e bus. Il pericolo di gesti violenti che fa dimenticare che niente come la bicicletta è un messaggio di pace

Non è da ieri, dalla prima tappa della Volta a Catalunya 2024, che la squadra ciclistica della Israel - Premier Tech ha tolto la scritta Israel da maglie e felpe del personale e da ammiraglie e bus che accompagnano i corridori, come riferito dal sito spagnolo sport.es. È da inizio stagione che va così.

Come si può vedere qui, era il 10 febbraio:

e qui, era il 14 gennaio:

  

La decisione è stata presa per ragione di sicurezza degli atleti e del personale del team, dopo il "suggerimento" della Uci e delle autorità europee di non esporre troppo il nome per non rischiare problemi.

"È stata presa la decisione di utilizzare il monogramma IPT, composto da una Stella di David stilizzata e dal 'PT' Premier Tech, sui veicoli della squadra e su altri elementi del marchio. Il monogramma della squadra è stato parte integrante dell'identità del marchio Israel - Premier Tech dal 2023, quando è stato adottato per la prima volta sul retro della maglia della squadra, e sui veicoli è stato esposto sin dalle prime gare dell'IPT in Europa nel febbraio di quest'anno", ha dichiarato il portavoce della squadra israeliana a road.cc.

La scritta Israel è rimasta nelle maglie che i corridori utilizzano in corsa perché "continuiamo a correre con orgoglio come Israel - Premier Tech con il nome del team e il marchio su maglie e pantaloncini da corsa come negli anni precedenti". Ma solo in gara, perché anche dalle divise di allenamento la scritta è stata tolta. 

Una scelta presa per tutelare il personale che però porta a chiedersi perché un team ciclistico che in questi anni ha sempre portato avanti numerosi progetti umanitari, capaci di portare biciclette, cibo e assistenza in molti territori disagiati, che grazie anche alla federazione israeliana ha messo in bicicletta e dato un'alternativa di vita a migliaia di bambini e ragazzi con il progetto "Racing for change", debba decidere di "nascondersi" per evitare "problemi".

Anche perché il Team Israel venne realizzato soprattutto per contribuire a dare il via nel paese a una sorta di rivoluzione ciclabile, per cercare di sensibilizzare cittadini e istituzioni politiche sulle necessità di favorire la ciclabilità del paese. Il proprietario, Sylvan Adams, infatti, aveva in testa l'idea di trasformare Israele in un’Olanda mediorientale: “Avete mai pedalato qui? È una cosa straordinaria. Vi prometto una cosa: farò di tutto per renderla a misura di bici”, aveva detto. Aggiungendo: Per cambiare le cose serve un modello e un modello ha bisogno di una vetrina”.

In questi anni Adams ha mantenuto l'impegno. In diverse città israeliane l'utilizzo delle biciclette è aumentato, sono state finanziati diversi progetti infrastrutturali. E non solo in Israele. Perché biciclette e attrezzature sono andate anche ai paesi confinanti, in Africa e in Sud America secondo l'idea che non c'è miglior messaggio di pace che la bicicletta.

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