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La Roma ha umiliato il Brighton, ma lo stadio del Brighton umilia quello della Roma. Dati alla mano

Anche se l'avventura europea degli inglesi è finita, dal punto di vista infrastrutturale la società britannica ha dimostrato di essere all'avanguardia. Soprattutto nei confronti dei giallorossi, che aspettano un nuovo impianto da anni

La stazione di Falmer è poco più di una banchina e una pensilina, stile trenini Lima, tra le verdi colline del Sussex, sulla costa inglese della Manica. Di fronte, compare quella che sembra un’astronave aliena appoggiata in cima a un’altura. Lo stadio del Brighton è, letteralmente, una cattedrale nel deserto: un bellissimo e moderno edificio immerso nel verde. Brighton è la Rimini d'Inghilterra: a un tiro di schioppo da Londra (meno di un’ora di treno), la città di mare evoca il famoso Pier, il grande molo di legno che ospita un Luna Park, i rave party sulla spiaggia e la musica acid house degli Anni 80. Ma lo stadio della squadra locale di calcio, il cui nome completo è Brighton & Hove Albion, è nell'entroterra, lontano dalla costa e della città. Nel bel mezzo della british countryside, la As Roma si è giocato un facile e scontato passaggio del turno di Coppa, l’accesso tra le otto grandi dell’Europa League.

 

Anche se l'avventura europea degli inglesi è finita in una serata di tipica pioggia britannica, il piccolo club ha vinto la partita del business: l'American Express Stadium, già dal nome che campeggia all’ingresso, fa subito capire di trovarsi anni luce avanti al calcio italiano. Pure una provinciale della Premier League, per anni relegata nella Championship, la Serie B inglese, ha uno stadio di proprietà, avveniristico e, soprattutto, sponsorizzato. E nemmeno da un nome sconosciuto, ma dal colosso  finanziario americano delle carte di credito, il cui logo compare ovunque in giro per lo stadio. I tifosi giallorossi, abituati al gigantismo dello stadio Olimpico, sorridono entrando nel piccolo impianto: appena 30mila posti contro gli oltre 70mila di Roma. Ma nell'epoca del calcio che è industria dell’intrattenimento, i posti allo stadio si pesano e non si contano. L’American Express Stadium garantisce al club 10 milioni di dollari all'anno solo per il nome dell’impianto. Ogni settore, e ogni piano ha bar e ristoranti. Pure i baracchino fuori dallo stadio sono di “lusso”, con tanto di tavolini di legno da picnic, che nessuno si sogna di vandalizzare. Nei giorni feriali, si fanno visite guidate, al costo di 25 sterline a persona. Tutti introiti aggiuntivi, che fanno di una partita di pallone una piacevole esperienza per famiglie. Lo stadio del Brighton è stato inaugurato nel 2011, ma il progetto risale al 1999. Ancor prima dell’era di internet, lo studio di architetti KSS progettò una struttura all’avanguardia: fu scelto un sito fuori dalla città, per evitare di congestionare il traffico (dunque ritardi e inquinamento). E fu scelto attaccato alla ferrovia, a 3 minuti a piedi: a vedere la partita, in una città di 270mila abitanti, un quartiere di Roma, si va tranquillamente in treno o in bici: fuori dallo stadio c’e un enorme rastrelliera piena di due ruote a pedali. La costruzione, costata 90 milioni di sterline (circa 100 milioni di Euro), più altri 20 milioni per il campo d’allenamento, richiese lo scavo di 138mila metri cubi di terreno, perché lo stadio è stato scavato 3 piani sottoterra: tutto il gesso estratto (la stessa roccia bianca delle scogliere di Dover, poco distanti) fu sparso lungo la via che sale la collina. Furono così risparmiati 22mila camion per trasportare il materiale in discarica. La sostenibilità arrivò ancora prima che la parola venisse inventata.

 

A Roma un nuovo stadio, in linea con le esigenze moderne della città e dell’industria del calcio, serve come un’oasi nel deserto. I fratelli americani Friedkin hanno comprato il club per 700 milioni di dollaro fiutando l’affare immobiliare, per capitalizzare il ritardo infrastrutturale del club italiano, più che per reale tifo sportivo. Uno stadio di proprietà, più piccolo ma personalizzato, dove incassare da sponsorizzazioni, negozi, ristoranti e merchandising (magliette, abbigliamento, accessori) rimane una chimera nella capitale. Se a Brighton ci sono voluti 11 anni per costruire lo stadio, un tempo peraltro enorme per l’Inghilterra, visto che il faraonico Tottenham Stadium di Londra ha richiesto 5 anni, a Roma il solo progetto di un nuovo impianto del club circola da almeno 15 anni, senza che sia ancora stata posata nemmeno una pietra. fine partita, dalla stazioncina di Falmer, i tifosi sono saliti in treno e in 10 minuti sono arrivati in pieno centro a Brighton. E siccome, per effetto del fuso orario, le partite delle coppe iniziano alle 20 nel Regno Unito, molti fan dei “Seagulls” erano già a letto per le 23. Fossero a Roma, dall’Olimpico o da un futuribile stadio direzione Tiburtina, i tifosi non sarebbero a casa prima dell'una di notte (se saranno fortunati), tra traffico e mezzi pubblici da Terzo Mondo. Il grande, e a oggi incolmabile, divario tra la Serie A e la Premier League sta tutto qui, più che nei trofei.

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