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in vasca

Il bronzo di Sara Franceschi dimostra che la cosa più importante è una corsia in finale

Francesco Caligaris

La nuotatrice azzurra ha avuto problemi a collo e spalla in inverno, è stata operata a dicembre ed era arrivata a Doha con poche speranze e con un mese di allenamento. Dalla corsia otto si è presa il terzo posto

“If you have a lane you have a chance” dicono gli americani, e la citazione è attribuita a Mark Spitz, chissà se veramente o se è apocrifa. Se hai una corsia hai una possibilità: sei in finale, provaci. Ieri mattina ai Mondiali di Doha Sara Franceschi era arrivata sesta nella penultima batteria dei 400 misti. Ne mancava ancora una per definire le otto finaliste. “Ho temuto di essere eliminata”. Invece le altre sono andate incredibilmente lente (pur avendo un tempo di riferimento) e la 25enne livornese ha superato il turno con l’ottavo tempo, 4’43’’61, l’ultimo disponibile. “Ho avuto una corsia e ci ho provato fino alla fine”. E da quella corsia, la numero 8, Mark Spitz o chi per lui sarebbe fiero di lei, nel pomeriggio ha vinto la medaglia di bronzo in 4’37’’86, riportando l’Italia sul podio mondiale dei 400 misti femminili in vasca lunga 51 anni dopo Novella Calligaris e qualificandosi anche per Parigi 2024, la sua terza Olimpiade.

Ancora più dell’entusiasmante oro in volata (una novità assoluta) della sua compagna di stanza e amica Simona Quadarella negli 800 sl di sabato, il bronzo di Sara Franceschi è la storia più suggestiva dei Mondiali di Doha. “È una medaglia inaspettata perché ho passato un autunno non semplice”, ha detto commossa dopo la gara. “Ho avuto dei problemi a collo e spalla, una protusione ossea che premeva sul nervo e non mi ha consentito di allenarmi per quasi due mesi. Mi formicolava tutto fino alla punta delle dita e non riuscivo a spingere in acqua”. È stata operata il primo dicembre, tra i Campionati italiani assoluti di Riccione e gli Europei in vasca corta di Otopeni, e il morale era quello che era. I suoi compagni di allenamento a Livorno che volavano sull’acqua (fra tutti Alberto Razzetti, che tra Riccione, Otopeni e Doha ha conquistato cinque medaglie internazionali, tre pass olimpici e tre record italiani) e lei sotto i ferri. Anche Stefano Franceschi, “babbo” e allenatore da sempre, non riusciva a nascondere la preoccupazione. “Sono stata un bel po’ ferma, ho ricominciato ad allenarmi piano piano, resistendo al dolore, sostenendo terapie, e dal 10 gennaio sono riuscita ad allenarmi seriamente”. La sua presenza al raduno collegiale che il gruppo di Livorno ha svolto a gennaio a Johannesburg, in Sudafrica, ha ridato ottimismo. “Ma sono arrivata qui senza sapere cosa aspettarmi. Con un mese di allenamento, le mie gare non si preparano”.

E invece Sara Franceschi ha sfruttato la corsia laterale, è passata quinta a metà gara dopo il delfino e il dorso, ha rimontato fino al primo posto a centro metri dalla fine con la rana e ha resistito a stile libero, chiudendo a meno di un secondo dalla medaglia d’oro della britannica Freya Costance Colbert (4’37’’14). Nel nuoto è la corsia 4 la più prestigiosa: ha ispirato un brand di costumi e materiale tecnico in America, mentre in Italia è il nome di una valida testata specializzata. È la corsia in cui gareggia chi ha realizzato il miglior tempo in semifinale, l’ultimo ad accedere sul bordo vasca durante la presentazione degli atleti e, di norma, il favorito per la vittoria. Ma non sempre va così. Gregorio Paltrinieri ultimamente predilige le corsie laterali: dalla 8 è scappato fino alla medaglia d’argento negli 800 sl alle Olimpiadi di Tokyo, dalla 1 si è preso l’oro ai Mondiali 2022 e il bronzo a Doha nei 1500 sl. Altro che pronostici, altro che corsia 4. “I miei amici mi dicevano che ero quotato 26 a 1 e ho pensato: ma come si permettono! Allora è finita tutta la fiducia in me?”, raccontò due anni fa. Federica Pellegrini, nel 2004, perse l’oro olimpico nei 200 sl perché dalla corsia 4, per giunta respirando dalla parte opposta, non si accorse della romena Camelia Potec in corsia 1.

Ai Mondiali delle assenze, che per molti si sono trasformati nei Mondiali delle opportunità, l’Italia ha realizzato il suo nuovo record di medaglie: 12, due ori, cinque argenti e cinque bronzi. Ha conquistato otto pass olimpici individuali e, soprattutto, ha raggiunto uno degli obiettivi dichiarati alla vigilia: la qualificazione a Parigi 2024 di tutte e sette le staffette per la prima volta nella storia. “Il bilancio generale dei Mondiali è molto positivo, ma non dobbiamo sederci e dare per scontato che sarà così anche alle Olimpiadi. Anzi”, ha avvisato il direttore tecnico della nazionale Cesare Butini. Anche perché, su 42 gare a Doha, in 24 con il tempo della medaglia d’oro non si saliva neanche sul podio ai Mondiali dell’anno scorso. Più della metà.

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