Foto Ansa

Tempesti incorona l'erede Del Lungo: “È il portiere più forte del mondo”

Francesco Caligaris

“Con lui ho un rapporto splendido. Vista la differenza di età gli ho fatto un po’ da chioccia. Il mio desiderio è sempre stato quello di lasciare un’eredità. Lo ringrazierò sempre per la sua voglia e le sue qualità, sia sportive sia umane” dice l'ex numero 1 della Nazionale di pallanuoto del nuovo numero 1

Stai vedendo il Setterosa? “No, mi sento male, sono vecchio. Alla mia età rischio l’infarto”. Mentre l’Italia femminile di pallanuoto batte 18-12 il Canada nello spareggio decisivo per la qualificazione alle Olimpiadi di Parigi (missione compiuta), Stefano Tempesti si prepara per un’altra mattinata di allenamenti. Il portiere più forte della storia della pallanuoto ha 44 anni e gioca ancora, nell’Ortigia, in Sicilia. Ieri però il Settebello l’ha visto. La Nazionale allenata dal ct Sandro Campagna, con cui Tempesti in carriera ha vinto due medaglie olimpiche e un oro mondiale, ha superato 8-6 la Spagna nel “clásico” della pallanuoto internazionale e sabato pomeriggio, alle 15.30 italiane (diretta tv su Rai2), disputerà la terza finale nelle ultime quattro edizioni dei Mondiali contro la Croazia. Migliore in campo, ieri contro la Spagna, un altro portiere: Marco Del Lungo, il suo successore.

Dopo la partita, capitan Francesco Di Fulvio ha detto: “Del Lungo ha fatto vedere quello che vale, ora è il miglior portiere al mondo”. Campagna, che potrebbe diventare il primo ct italiano a vincere tre Mondiali in uno sport di squadra dopo i titoli del 2011 e del 2019, ha aggiunto: “Del Lungo ha fatto qualcosa in più, parate 1 vs 0 quando sembrava gol, ha dato sicurezza con l’uomo in meno”. Tempesti è uno che di portieri se ne intende. “Lo dico da anni che sarebbe diventato il numero uno al mondo, da quando ci siamo passati il testimone e ha preso il mio posto in nazionale”, spiega al Foglio. “Lo ha dimostrato anche ieri. È impressionante per la sua tenuta mentale. A volte magari commette qualche errore e piovono critiche, ma dalla partita successiva torna il miglior portiere al mondo. Ha una grande caratteristica, quella di sapersi rialzare. E cresce ogni anno”.

“Stefano è uno stimolo a migliorare sempre”, diceva qualche anno fa Del Lungo, che si chiama Marco in onore di Van Basten e della passione milanista di sua madre Carla (ma lui tifa Lazio). Trentatré anni, 11 in meno di Tempesti, ha già vinto un bronzo alle Olimpiadi, un oro e un argento ai Mondiali e due bronzi agli Europei. È cresciuto a Civitavecchia e, dopo dieci stagioni a Brescia, dal 2021 difende i pali della Pro Recco, il Real Madrid della pallanuoto. “Con Marco ho un rapporto splendido”, racconta Tempesti, “vista la differenza di età gli ho fatto un po’ da chioccia, gli ho dato molti consigli. Il mio desiderio è sempre stato quello di lasciare dietro di me una legacy, un’eredità, e non il deserto. Sono decenni che la pallanuoto italiana ha una straordinaria tradizione di portieri. Lui è stato molto bravo a seguirmi con una fame e una purezza di intenti che non mi ha mai permesso di rilassarmi, di sedermi. Abbiamo spinto insieme. Lo ringrazierò sempre per la sua voglia e le sue qualità, sia sportive sia umane”.

E se dico Croazia? “Mi tornano in mente tante partite, anche tante sconfitte, tra cui la finale olimpica di Londra 2012. Ai miei tempi la Croazia era una nazionale fortissima, forse la più forte degli ultimi cento anni di pallanuoto. Fare un pronostico per domani è impossibile, anche se io sono di parte, per me il Settebello è imbattibile. Ma la Croazia è tosta”. Ieri in semifinale ha avuto la meglio della Francia (una sorpresa a questi livelli, basti pensare che l’unica sua medaglia internazionale nella pallanuoto maschile risale a 97 anni fa, al 1927, argento ai secondi Europei della storia, disputati a Bologna in epoca fascista) solo ai rigori, 17-16. Dopo l’11-11 dei quattro tempi regolamentari, si è preso la copertina a sorpresa il secondo portiere dei croati, Mate Anić, che è entrato al sesto tiro (sul punteggio di 5-5, tutti gol) e ha subito neutralizzato la conclusione decisiva del francese Enzo Khasz. “Quando succedono queste cose vuol dire che il destino ti vuole proprio far diventare un eroe”, conclude Tempesti. “Certo, devi esserci tu e non un altro, comunque te lo meriti, però il destino a volte ti aiuta. Qui ci vuole un commento tecnico: che culo!”.

Di più su questi argomenti: